CUT BACK? WE SAY FIGHT BACK!
At the end of last year England was shaken by a sudden wave of protests, strikes and demonstrations against the governments cuts in the public sector. London was strained several times by thousands of people who took to the streets to manifest their disapproval. Students were amongst the most angry as they perceived MP Nick Clegg as being a betrayal, who pledged during his campaign not to rise tuition fees. A plan to lift the cap on fees was proposed in late autumn and Clegg instantly became under criticism in the university environments.
As often happens, the media coverage of these protests only focused on limited aspects, preferring to show the sides that more suited their own agenda. Violence is usually only a small part of a civil protest, but it always grabs the attention of the public opinion, leaving little to be said about anything else. The police were called several times to protect the citizens and the demonstrators. They came under scrutiny on a few occasions for their hard handed manner of dealing with the crowd.
As Oscar Wilde said “It is through disobedience that progress has been made, through disobedience and through rebellion”. Violence is often prevalent part of disobedience and rebellion, but not always the most important and most noticeable aspect. In this case the protests had the potential to assume a more profound meaning: it was the occasion for the youth to shout out loud how worried they are about their future, and they did. Unfortunately this message was not conveyed thoroughly through the news mediums.
Alla fine dell’anno passato, l’Inghilterra è stata colpita da un’improvvisa ondata di proteste, scioperi e manifestazioni in risposta ai tagli del governo nel settore pubblico. Londra è stata bloccata diverse volte da migliaia di persone, che sono scese in strada per manifestare il proprio dissenso. Gli studenti sono stati tra i più attivi e tra i più determinati, dopo aver percepito il doppio gioco del vice-primo ministro Nick Clegg come un vero e proprio tradimento. Clegg si era, infatti, guadagnato i voti degli studenti promettendo che non avrebbe toccato i finanziamenti universitari. Alla fine dell’autunno però un piano che prevedeva non solo un taglio netto a tali finanziamenti, ma anche un incremento delle tasse universitarie, lo aveva subito messo al centro di asprissime critiche.
Come di sovente accade in queste proteste, la violenza, pur rappresentando una piccola parte di un più vasto contesto, attrae la quasi totalità dell’opinione pubblica. La polizia è stata chiamata a difendere manifestanti e cittadini: più volte è stata messa a dura prova, e più volte fortemente criticata per le pesanti maniere con cui ha gestito la situazione.
Come disse Oscar Wilde “È con la disobbedienza che è si è fatto il progresso, con la disobbedienza e la ribellione”. La violenza è spesso parte prevalente di disobbedienza e ribellione, ma non sempre ne è l’aspetto più importante.
In questo caso la protesta aveva il potenziale per assumere un significato più profondo: era l’occasione per i giovani di gridare al mondo le preoccupazioni per il loro futuro. Così hanno fatto: purtroppo i media non hanno consegnato questo importante messaggio in modo onesto.
Stefano Carini is an Italian photojournalist. He is based in London, where he is studying photography at London College of Communication. His passion for photography was born by looking at the great war photographers of the past, to whom he now aspire. Through photography he hopes to give voice to the people that don’t have one, to convey important messages otherwise lost, to reach the souls and minds of people and make them think of the world we all live in.
Stefano Carini è un foto reporter italiano. Vive a Londra, dove sta finendo di studiare fotografia al London College of Communication. La sua passione per la fotografia è nata osservando i grandi fotografi di guerra del passato, e ad essi si ispira. Tramite la fotografia spera di dare voce a chi voce non ha, di conferire importanti messaggi altrimenti perduti, di raggiungere l’anima e la mente delle persone per farle ragionare sul mondo in cui viviamo.