Conferenza o dichiarazione d’intenti? La conferenza d’apertura della 75 edizione della mostra del cinema si muove in zone calde ed aree d’ombra: tra la necessità di percentuali femminili crescenti, le pellicole presentate da Netflix, realtà virtuale e molto altro.
Tenendo in considerazione l’attuale controversia scatenata dalle produzioni di Netflix, le prime domande vengono fatte proprio al regista, produttore e vincitore del Leone d’oro, Guillermo del Toro, che loquacemente difende la necessità di focalizzassi sul “rettangolo”, sinonimo dello schermo cinematografico, ma più simbolicamente di “vita”: come membro della giuria si auspica di incontrare rinnovamento a 360 gradi; con estrema umiltà e moltissimo rispetto riconosce il potenziale di cambiamento che lui, come del resto tutta la giuria, sono in grado di esercitare sulla carriera di altri registi, attori, ecc.
Considerato il focus recente, estremamente necessario, in merito alle quote femminili all’interno dell’industria cinematografica il presidente di Biennale, Paolo Baratta, risponde con le percentuali: “solo il 22% delle entries è firmata da donne”, sostenendo che la creazione di quote “rosa” sia inutile, a suo parere il focus della manifestazione deve andare ai giovani tout-court, nella speranza di formare una generazione ispirata. Del Toro al contrario, sostiene la necessità di cambiare questi dati “avere percentuali del 50/50 per il 2020, meglio se per il 2019” non tanto stabilendo una quota, ma mettendo in dubbio il sistema, promuovendo nuove soluzioni “sto producendo cinque film, tre sono di registe. Bisogna dare rilevanza e significato al problema”.
A Taika Waititi e Naomi Watts il compito di rispondere in merito al proprio ruolo di giudici: mentre il primo si rivela estremamente a proprio agio nella veste di giudice sostenendo che “giudico molto, quindi mi sento a casa nel farlo”, la seconda si dice di sentirsi a disagio con i giudizi, e quindi molto spaventata nel darne.
Comprensibile è la curiosità attirata dal tema virtual-reality: mondo in divenire, popolato di mille domande e poche risposte – questo nuovo modo di concepire il mondo delle immagini si proietterà anche sul nostro modo di percepire la realtà stessa? Sono solo alcuni delle riflessioni proposte dalla presidentessa della giuria che si occuperà di visionare le proposte per la categoria Venice Virtual Reality.
Ancora una volta al presidente della giuria del Toro viene chiesta una riflessione in merito alla primavera contenutistica del cinema messicano: “No soy un dictator” risponde, ed a chi sobilla possibili favori nei confronti del connazionale Alfonso Cuarón – in concorso con ROMA -, ancora una volta il regista risponde “giudicherò come umano, quello che vedrò nel rettangolo”.
Sarà sicuramente interessante vedere la giuria all’opera, soprattutto Waititi che incalzato in merito alla propria produzione comica risponde d’avere un “ho un metro sensibile per la tragedia. Sono il Tarkovsky della commedia. Farò sicuramente un lavoro eccellente nel giudicare film deprimenti.”
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