Inaugura il 4 giugno a Pavia “Andy Rocchelli: Stories” la retrospettiva fotografica dedicata ad Andy Rocchelli, il fotogiornalista trentenne ucciso il 24 maggio 2014 a Sloviansk, nella regione di Donetsk (Ucraina), dove si trovava per documentare le vicende del confine ucraino-russo assieme al traduttore Andrei Mironov, anche lui morto dopo l’attacco.
La mostra, esposta a Palazzo Broletto fino al 4 Luglio, sarà presentata da Alessia Glaviano, senior photo editor di Vogue Italia, Adriano Sofri, giornalista ed attivista e Pietro Guastamacchia, giornalista freelance. “Andy Rocchelli: Stories” propone una selezione dei suoi lavori indipendenti e autoconclusivi, per lo più inediti, concernenti mondi sociali e geografici lontani tra loro. L’allestimento, nella corte esterna e nelle sale interne del palazzo, rimanda volutamente al doppio registro tematico della mostra che allinea sequenze fotogiornalistiche (sulla rivoluzione ucraina, sulla primavera araba, sulle violazioni dei diritti umani in Kirghizistan, sulla dolorosa realtà dei tagiki a Mosca o degli africani a Rosarno) a racconti di taglio intimistico, come la ricerca del sacro, la seduzione del successo effimero, la condizione femminile in Russia, la morsa della guerra sui civili). Le storie, dipanate senza una precisa sequenza espositiva, seguono un andamento libero, poiché tale fu la struttura cellulare e organica che Andy diede alla sua ricerca.
Piacentino e membro fondatore del collettivo fotografico Cesura, Andy, dopo un Master presso il Politecnico di Milano, facoltà di Visual Design, iniziò a lavorare prima per Grazia Neri Photo Agency e poi come assistente nello studio di Alex Majoli, collaborando nella post-produzione e nel montaggio delle mostre. Proprio sotto la guida di Alex Majoli nasce Cesura, un collettivo di giovani fotografi (Arianna Arcara, Gabriele Micalizzi, Alessandro Sala e Luca Santese) nato con lo scopo di promuovere progetti fotografici, prodotti editoriali e mostre. Dal 2008 Andy incominciò una documentazione sull’Italia di oggi, analizzando il fenomeno del velinismo nella TV commerciale italiana, la cronaca in Calabria, i seminari e la vocazione dei giovani preti.
Dal 2009 Andy documentò gli abusi sui civili negli stati del Caucaso in Ingushetia Checenia e in Daghestan, la crisi etnica nel Kyrgyzstan del sud, collaborando con Human Rights Watch, e nel 2011 coprì gli avvenimenti legati alla “Primavera Araba” in Tunisia e Libia.
“Il nostro lavoro funziona così: andare in un posto, raccontare cosa succede. I media esteri comprano i nostri video, i nostri servizi. Trovi i contatti giusti, vendi, paghi le spese. Ma devi essere là. Altrimenti non c’è nessuna storia da raccontare”. E sono proprio le storie delle persone da lui fotografate che interessevano ad Andy.
Storie intense analizzate in profondità da una personalità sensibile e attenta.
Il rapporto sincero ed empatico sviluppato con i soggetti fotografati è il presupposto ed insieme il filo rosso che accomuna queste narrazioni. Le persone sono tutte ritratte in stretto rapporto con il loro ambiente circostante: i tappeti dell’Europa orientale, le baracche in lamiera degli slums calabresi o tagiki sono parte integrante delle stories e riflettono le situazioni documentate quali “prove materiali di una scena del crimine” come Andy Rocchelli diceva a proposito del suo mestiere di fotografo- testimone (intervento al Festival del Fotogiornalismo, Perugia, Maggio 2014).
“Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicino.”
Andy aveva appena trent’anni quando fu colpito dal colpo di mortaio.
Non possiamo che ricordarlo, citando le bellissime parole della critica Susan Sontag in Davanti al dolore degli altri: ” Designare un inferno non significa, ovviamente, dirci come liberare la gente da quell’inferno, come moderarne le fiamme. E tuttavia, sembra di per sé utile ampliare le nostre conoscenze e prenderne atto. (…) Nessuno ha diritto a questo genere di innocenza, o di superficialità, a questo grado di ignoranza, o di amnesia. Lasciamoci ossessionare dalle immagini (…) Anche se sono puramente simboliche e non possono in alcun modo abbracciare gran parte della realtà a cui si riferiscono, esse continuano ad assolvere a una funzione vitale.” Guardare e non dimenticare.
“Andy Rocchelli: Stories”
4 giugno – 4 luglio 2015
Palazzo Broletto, Sala del Camino, piano III, I.U.S.S. Piazza Vittoria 15, Pavia
fotografie concesse da LUZ Photo per l’articolo “in memoria di Andy Rocchelli”