‘E’ probabile che quella persona che ha fatto quell’intervento, e secondo me aveva ragione, ti reputa una persona che non fa l’opposizione nel modo giusto. Ed è sua libertà di pensiero… Sai quante cose ha scritto di me La Nuova Venezia, il giornale per cui lavori da anni? Un sacco di cose proprio false… E’ un giornale che fa proprio notizie sbagliate ed è il tuo giornale. Non possiamo continuare a vedere un giornale che continua a fare l’opposizione….’.
Attacco, difesa, contropiede: forse perché costretto a parlare delle prodezze di tal Sivori, Luigi Brugnaro ha sfoderato l’altra sera, nell’aula del Consiglio comunale, un repertorio da fenomeno. Poco cambia se il Sivori in questione si chiama Eduardo e non Omar, fenomenale calciatore degli anni ’50 e’60. Eduardo Sivori è quell’ex generale dei Carabinieri che l’8 settembre scorso, palleggiando con le parole negli studi di Televenezia, ha inviato una Raccomandata Espresso (questo il titolo della sua rubrica e questo il link del video) contenente questa pallottola:
“Quando la mafia per la sua strategia non vuole eliminare fisicamente un nemico, non può o non gli conviene o comunque pensa che non sia redditizio, allora passa al piano B: cioè tenta di renderlo poco credibile, lo ridicolizza, mette in giro voci infamanti, magari paga stampa e informazioni colluse per rendere più possibile l’immagine del nemico simile a un clown o pagliaccio…. Questo credo stia succedendo al sindaco Brugnaro: viene pressochè quotidiamanente tentato di ridicolizzare, criticato non sui concetti ma sull’asserito modo, magari poco chic, che utilizzerebbe… Non sarebbe ora di finirla con questa politica pseudo mafiosa d’accatto? Difenderò il suo diritto di governare questa città da cui ha avuto un mandato democratico e preciso: gli altri, i mafiosetti di complemento, per un po’, almeno per un mandato, tacciano e magari si preparino per la prossima volta…ma per piacere basta”.
Stranamente l’opposizione se l’è presa un po’ per queste parole. Più di tutti Nicola Pellicani, consigliere comunale e redattore de La Nuova Venezia, che ha presentato una mozione sulla vicenda, chiedendo al sindaco di prendere perlomeno le distanze. La risposta eloquente data a Pellicani sta tutta nell’incipit. Brugnaro non corregge di una virgola quel ‘mafiosetti di complemento’ ed in aggiunta inserisce La Nuova Venezia nella categoria sivoriana della informazione collusa.
Più chiaro di così si muore.
Infastidito dal dover perdere tempo (‘Fare un interpellanza, bloccare il Consiglio comunale per una cosa del genere… Quante cose dovremo ancora fare così? Cosi non riusciamo mai a trovare l’unità di niente….’) il sindaco tira fuori pure il repertorio del giudice monocratico e sentenzia in faccia a Pellicani: “Pensa in che giornae che te lavori ti, pensa in che giornale… che scrive falsità continue: tu stesso ne hai scritte tantissime, tu stesso lavoravi per il giornale e ti sei candidato da giornalista. Ma pensa da che pulpito viene… E chiedi anche conto di una cosa che è di una banalità incredibile. Proprio tu….’.
E facendo accenno al fatto che quella ‘Raccomandata’ l’aveva pure condivisa retwittandola, Brugnaro prosegue: ‘Quando si parla (intendendo Sivori) si dicono anche tante cosette… Non so… chiedi a lui… lo chiedi a me? Uno retwitta… adesso vado a vedere cosa retwitto…? cioè sono cose incredibili ste cose qua…’.
Quindi, sempre parlando de La Nuova Venezia, tira ancora un paio di botti: ‘Non facciamo neanche cause noi, perché sono cause per diffamazione che andrebbero fatte nei vostri confronti… Quel giornale puntualmente diffama… Pensa alla gente che legge e non sa: quelli che leggono in giro per il mondo pensano che sia vero quello che scrivete e sapete che non è vero. E’ insolente tenere della gente qua per delle sciocchezze del genere… Non possiamo continuare a vedere un giornale che continua a fare l’opposizione….’.
Luigi Brugnaro ha dunque sdoganato il concetto di ‘mafiosetti’: applicato sia alla politica dell’opposizione, sia a Pellicani (la cui posizione resta comunque, oggettivamente, di scarsa trasparenza per il suo duplice ruolo) sia a quello che ritiene essere l’organo ufficiale dell’opposizione mafiosetta. Diventa a questo punto cosa onesta far leva sulla brugnariana libertà di pensiero concessa a Sivori.
Se Brugnaro potesse, fermerebbe le rotative dei giornali che, nella sua visione, continuano a fargli opposizione. Proprio come accadde nel febbraio 2014 al quotidiano ‘L’Ora della Calabria’ quando il direttore Luciano Regolo denunciò il tentativo di censura praticato dagli ‘amici’ del senatore Antonio Gentile e sfociato effettivamente in un sabotaggio delle rotative che impedì al giornale di uscire con una notizia riguardante il coinvolgimento del figlio in un’inchiesta. Poi la notizia uscì comunque (clicca qui).
Brugnaro, in alternativa, sceglie il piano B: ad ogni occasione propizia denigra, etichetta come costruttori di notizie false i giornalisti di una singola testata o i singoli giornalisti di diverse testate. La sua volontà, già espressa ampiamente attraverso l’emittente Televenezia, è di screditare l’informazione che non gli aggrada. Talmente falsa, in modo comprovato, che lui stesso nemmeno si sporca le mani nel procedere per vie legali: è lui il giudice. A lui basta e avanza la strategia della calunnia pubblica. Tanto quella pronunciata dagli schermi di una tv locale collusa, magari da lui stesso pagata, quanto quella dichiarata ufficialmente dallo scranno più alto di una sala istituzionale: per lui non fa alcuna differenza.
Questo modo è un modo di amministrare, anzi di governare la città, che è sbagliato, che è da mafiosetto condottiero, libero di dare il porto d’armi del pensiero a Sivori e di togliere ogni certificazione di libera e corretta informazione a La Nuova Venezia e a chi, nella sua mente, gli scassa troppo la minchia, soprattutto se parla di conflitti di interesse. Tutto questo in una giostra nella quale libertà, falsità, diritto di critica, calunnia, diritto di opposizione e collusione si mescolano vorticosamente.
Rendendo non più comprensibile ogni limite, ogni spazio, di ogni diritto e di ogni libertà. La nuova conquista civica portata a Venezia da Brugnaro sta nel poter dire liberamente, pubblicamente, ‘mafiosetto’.