Ieri è stato, almeno secondo le indicazioni del Comune di Venezia, l’ultimo giorno utile per visitare il Padiglione islandese. Perché si parla di ultimo giorno se la 56° Edizione della Biennale dell’Arte di Venezia ha solo da poco aperto i battenti rimanendo in città fino a novembre?
Dentro il padiglione islandese infatti è ospitata una vera e propria Moschea (che in centro storico attualmente non esiste) grazie all’opera realizzata dall’artista svizzero Christoph Büchel. Alla notizia che una moschea è stata aperta a Venezia è scoppiato di tutto, in particolare dagli estremisti di destra di Forza Nuova in piena campagna elettorale (anche se esclusi formalmente dalle elezioni).
Lo ribadiamo ad oltranza #nessunamoscheaavenezia
Posted by Forza Nuova Venezia on Mercoledì 20 maggio 2015
Il problema di fatto è nato sul luogo scelto come padiglione, non uno a caso ma all’interno dell’ex chiesa della Misericordia, che dal 1969 non è più luogo di culto. I primi ad alzare la voce sono stati gli esponenti della Curia, che si sono subito detti contrari all’utilizzo dell’ex chiesa per fini religiosi, in particolare per svolgere attività che potessero essere diverse da quelle previste dalla fede cattolica. Tra i candidati alla poltrona di Sindaco di Venezia è scattato ovviamente il dibattito e visto il clima elettorale si sono subito tuffati in dichiarazioni alla stampa, giusto per essere sul pezzo. Fatto sta che dopo giornate calde e di dibattiti accesi, la Comunità Islamica di Venezia ha invitato i propri fedeli ad evitare di praticare riti religioni all’interno del padiglione (che nelle giornate passate invece erano stati svolti regolarmente), gesto apprezzato in particolare da Pax Christi e da Don Dino Pistolato. Fatto sta che alla fine dopo tutto il clamore sono partiti i controlli e come hanno riferito i giornali locali, sono emersi degli abusi edilizi (come la costruzione dei bagni all’interno dell’edificio) e così trovata la scusa supportata dalla burocrazia si è trovato il modo di far chiudere l’opera religiosa che tanto scalpore ha fatto in città. L’ultimatum per la chiusura era di fatto scattato ieri e vista l’assenza del permesso della Curia di svolgere all’interno dell’ex Chiesa attività religiose che andassero a differire ai riti cristiani è arrivato il definitivo blocco delle attività. Il blocco delle attività del padiglione islandese sono state decise in particolare dal provvedimento scattato dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, poiché
“l’attività espositiva è risultata esercitata in violazione delle prescrizioni impartite dall’amministrazione comunale e delle assicurazioni fornite dagli stessi responsabili dell’iniziativa”. Inoltre, “sono state violate le prescrizioni riguardanti il divieto di utilizzo, durante l’orario di apertura al pubblico, dello spazio interno dell’ex chiesa per finalità diverse da quelle di una mostra espositiva; il divieto di utilizzo del padiglione quale luogo di culto”.
Tutto questo è stato quindi sufficiente per bloccare l’attività artistico-religiosa-politico-provocativa svolta in queste due settimane. Il blocco delle attività, come riporta on line il sito web della Nuova Venezia, in un articolo a firma di Carlo Mion non è però da considerarsi definitivo:
Ieri i responsabili del padiglione hanno presentato il documento della Curia veneziana che serviva come nulla osta della Chiesa all’installazione. Un documento in possesso della “Reggiani Illuminotecnica” di Monza proprietaria dell’edificio. Si tratta di un nulla osta datato 1973 e nel quale comunque la Curia veneziana precisa che non si possono tenere iniziative contrarie alla Chiesa cattolica. Oggi, quindi, sarà sospesa l’attività, sull’onda delle polemiche che hanno caratterizzato l’installazione del padiglione islandese. Una decisione che, comunque, non ha nulla di definitivo, perché gli organizzatori, subito dopo la notifica dello stop, possono presentare un nuovo “inizio attività” e in poco tempo l’installazione potrebbe riaprire. Naturalmente le prescrizioni dovranno essere rispettate.
Tra gli “abusivi” però vogliamo anche segnalare un imbecille che ha violato la legge, affiggendo in diversi punti nei pressi della fondamenta della Misericordia dei manifesti privi dei timbri del Comune di Venezia. In particolare ci piacerebbe sottolineare come la persona che ha realizzato i volantini abbia forti carenze geografiche poiché nel promuovere il boicottaggio dei prodotti islandesi (presenti massicciamente… in tutta Venezia) chiede anche di non acquistare il pesce pescato nel mare del Nord. L’Islanda però, come è noto anche ai bambini delle scuole medie, non si affaccia nel mare del Nord, a differenza di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svezia. Prima di imbrattare impalcature e paline, almeno lo faccia ripassando l’atlante.