Cronache sanremesi: giorno uno

Ogni anno una parte d’Italia (io) aspetta impaziente questa settimana, mentre un’altra parte si chiede perché si parli di Sanremo.

A questa seconda (e brutta) parte d’Italia rispondo semplicemente Perché Sanremo è Sanremo e sarebbe inutile e noioso spiegare perché sia importante e perché, comunque, anche gli haters lo guardino.

Io, come il 49% degli italiani che ieri sera avevano la tv accesa, l’ho guardato. Vabbé l’ho anche registrato perché avevo paura di non arrivare alla fine. In effetti il rischio c’era visto che la formula presentata da Carlo Conti non si poteva certo definire avvincente ma piuttosto scorrevole, come la linea che decreta la morte cerebrale sul monitor.

Diciamo che l’impostazione dell’evento televisivo ricorda moltissimo i fausti baudiani che si mescolano a una trasmissione qualsiasi di Conti. Infatti, il padrone di casa non era affatto emozionato ed ha calcato il temutissimo palco dell’Ariston come se fosse a I migliori anni, a Tale e quale show, a L’eredità, insomma si sentiva molto a casa, ecco. Questo è un bene? Un male? Boh. Chi, invece, l’emozione l’ha sentita tutta era Emma, impacciatissima e tremante, si è addirittura commossa nel ricordare Pino Daniele. Arisa, che nella sua carriera ha avuto a che fare con Simona Ventura, ha capito come si combattono le grandi emozioni: con la papaya. La terza valletta, in quota promozione-serietv-di-Raiuno, è una versione meno moderna di Ines Sastre (fortunata valletta del 2000): bellissima, per carità, ma il senso?

Parliamo brevemente di cantanti partendo dalla classifica finale che da proprio l’idea che Sanremo non è più quel luogo per vecchi che molti pensano sia. C’è uno netto stacco generazionale tra i 6 passati (Annalisa, Chiara, Malika, Dear Jack, Nesli e un Nek abbastanza contemporaneo) e i 4 a rischio (Grignani, Britti, Lara Fabian e Grazia Di Michele con Platinette) che è invalicabile, e non è solo una questione di talent. Credo che la classifica del televoto sia giusta, non si possono portare a Sanremo le canzoni da Sanremo, bisogna aggiornarsi.

Parliamo di ospiti. Tiziano Ferro, in down con le vendite, è sempre più spesso in tv e si parla di un suo ruolo da giudice ad X Factor 9. Ieri ha proposto il suo classico medley da ascoltare in solitudine il giorno di San Valentino, mangiando un tubo di Baci Perugina, sempre logati TZN chiaramente. Ma questo Festival passerà alla storia per la reunion di Albano e Romina, gli Adamo ed Eva della musica italiana, i nostri ambasciatori in Russia, gli unici che sono in grado di non far scoppiare una guerra. Momenti di grande emozione ed imbarazzo, come quando incontri un ex ad una festa e non puoi evitarlo per una questione di buone maniere e di facciata. Ah, c’erano anche gli Imagine Dragons.

Su Siani preferirei non dire nulla, perché lui ormai crede così tanto di essere il nuovo Troisi che rimarrà l’unico a crederci. Gli altri comici veramente così imbarazzanti che, per fortuna, Twitter mi ha bloccato l’account.

Ma parliamo di cose serie: i vestiti. Emma in Francesco Scognamiglio indossa un abito che aveva già messo durante il suo concerto all’Arena di Verona. Credo sia la prima volta di un riciclo sul palco dell’Ariston ma, del resto, i tempi sono quelli che sono. Arisa in Daniele Carlotta prova una prima uscita senza reggiseno, catastrofica, Per fortuna ci ha subito ripensato. Rocio in Armani Privè era perfettamente vestita da spagnola anche se l’avremmo preferita vestita da torero come Madonna. Tra i cantanti un plauso a Chiara, audace e moderna, in un Stella McCartney giallo che ci farà dimenticare le brutte scelte del 2013. Tra i ragazzi salverei Nesli, molto elegante, col vestito da testimone di nozze.

Per questa prima giornata è tutto, a domani.

 

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