Del fallito golpe in Turchia e della strage di Nizza non so nulla. So solo di avere dentro tanto senso di instabilità e strazio, paura e incertezza. La geopolitica e il complottismo continuano a sfornare e mettere sotto il naso le loro interpretazioni: personalmente di questo doppio trauma che si è consumato in poco più di 24 ore, tra il 14 e il 16 luglio, mi è rimasto nel naso l’odore sgradevole di chi ci governa.
Non riesco a riconoscermi democraticamente in un Premier che esprime ‘sollievo’ per il neutralizzato colpo di Stato turco che si è trasformato in trampolino di lancio per un’ulteriore escalation dello strapotere di Erdogan: “La preoccupazione per una situazione fuori controllo in un partner Nato come la Turchia lascia spazio al prevalere della stabilità e delle istituzioni democratiche”.
Di quale stabilità democratica parla Matteo Renzi?
Nel suo rapporto 2015-2016 Amnesty International traccia così il quadro in Turchia: “la situazione si è deteriorata notevolmente a seguito delle elezioni parlamentari a giugno e l’esplosione della violenza tra il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e le forze armate turche a luglio. I media hanno affrontato una pressione senza precedenti da parte del governo. La libera espressione online e offline ha sofferto in modo significativo. Il diritto alla libertà di riunione pacifica ha continuato a essere violato. I casi di uso eccessivo della forza da parte della polizia e maltrattamenti durante la detenzione sono aumentati. L’impunità per gli abusi dei diritti umani persiste. L’indipendenza del sistema giudiziario è stata ulteriormente erosa. 2,5 milioni di rifugiati e richiedenti asilo hanno affrontato in modo crescente detenzioni arbitrarie ed espulsioni mentre il governo negoziava un accordo sui migranti con l’Ue”.
In queste ore il presidente Erdogan ha messo a segno una marea di arresti tra magistrati, militari e persone accusate di golpismo. Il suo spirito democratico è ai massimi livelli: il ripristino della pena di morte è un’idea che sta cullando in un crescendo di atroce incertezza sul destino di migliaia di uomini e donne.
Qual è allora lo spirito democratico di chi ci governa? Qual è il senso di stabilità di queste persone che, in nome della stabilità, stanno mandando un Paese a votare una riforma costituzionale?
Il ministro Boschi ha scelto di usare il comune sentimento straziato per la strage di Nizza per lanciare il suo ultimo spot minatorio: “Per avere un’Europa unita contro il terrorismo serve un Paese forte, con una Carta che dia stabilità”.
Renzi e Boschi, Turchia e Nizza, stabilità e democrazia: il cerchio dei drammi internazionali e della politica nazionale si chiude così.
Lasciandomi nel naso un odore che mi dice che, alla radice di questa riforma, c’è uno spirito democratico e costituzionale dal pugno duro. Dentro il quale i concetti di autorità e autoritarismo si confondono in modo inquietante. Il modo migliore per riconciliarmi con un minimo di serenità sarà inevitabilmente quello di dire NO a questa riforma.