Foto di Copertina: Luca Volpi
Credits per le altre foto: Wikipedia.
Il 2015 sarà l’anno dell’ Expo di Milano, ovvero un’ Esposizione Universale che si vuole caratterizzare per un tema diretto ed avvincente, carico di speranze: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita.
Nonostante un significato ed una genesi così complessi, sarà un evento pensato in pompa magna che per rimanere nella memoria degli uomini, cercherà con insistenza la vicinanza e la partecipazione dei Popoli stessi, dei cittadini di quei 130 Paesi che vi parteciperanno e che per 185 giorni, guideranno i visitatori, attesi a milioni, in un turbinio di tradizione mista a tecnologia. Cultura e tradizione contrapposte alla globalizzazione, sapori che si scontreranno con disciplina ed educazione alimentare, intesa come “management” oculato di risorse e sforzi comuni.
L’obiettivo è dunque quello di dare una scossa a Milano, ma anche all’ Italia intera ed al Mondo, nella speranza che cultura e scienza donino all’appuntamento del prossimo anno, un’ identità ben decisa nel dimostrare che la lotta agli sprechi alimentari e la difesa dell’ambiente sono anch’essi fattori di sviluppo di ogni Nazione.
Certo la sfida sembra improponibile e di sicura difficoltà. Sarà arduo riuscire a dare una risposta ai preoccupanti problemi che affliggono (e affliggeranno) il Mondo col passare dei decenni: come si combatterà il calo della produzione dei cereali base dell’alimentazione opposto alla crescita della popolazione ? Come sarà possibile garantire acqua, sviluppo delle fonti di energia rinnovabili e il diritto alla terra? Come si porrà rimedio a temi scottanti come la lotta all’aumento dell’obesità giovanile e la decadenza della cultura alimentare locale?
Sicuramente sarà uno sforzo immane cui però gli organizzatori sembrano credere e cercano insistentemente di difendere davanti a tutti i problemi che “inquinano” il contorto procedere della macchina espositiva chiamata “Expo 2015”.
Se i significati e gli obiettivi di questa immensa organizzazione, dunque, procedono fra inevitabili e talvolta inaspettate difficoltà, ci sono comunque intenti che meritano un elogio incondizionato ed una rapida analisi.
Mi riferisco soprattutto al lato architettonico, culturale e del rapporto tra cibo ed arte, temi a me molto cari e che voglio raccontare, in modo leggero e senza entrare in sottigliezze e dettagli tecnici, tralasciando quello che invece c’è di negativo e poco chiaro.
Expo 2015 è un appuntamento che ha come scopo il voler fungere da traghettatore fra passato e futuro, fra una rimpianta identità territoriale e culturale e la paura per le conseguenze delle scelte errate degli ultimi anni.
Un impasto col territorio che conterrà una miriade di nuove strutture e costruzioni ma vuole essere il meno impattante possibile.
Opere che nella loro solennità e grandezza vogliono integrarsi con la natura e non solo visivamente e progettualmente, ma anche come un nuovo concetto del rapporto di usufrutto fra uomo e terra e, ne sono convinto, con quel rispetto che se avessimo dedicato alla Terra già qualche decennio fa, ci avrebbe restituito tanto.
Un milione di metri quadri utilizzati per delineare un percorso che, armoniosamente, guidi il “pellegrino” attraverso una riflessione introspettiva, un dibattito interiore ed organizzato, che prende spunto (guarda caso) dalla tradizione antica.
L’area espositiva è infatti organizzata come un’isola circondata da un canale d’acqua ed è strutturata secondo i due assi. La principale, il Decumano, collegherà l’ovest all’est, la città al luogo dove il cibo è simbolicamente prodotto, la campagna e lungo la quale, secondo un principio di uguaglianza, sono affacciati tutti i padiglioni nazionali. Il Cardo, unirà invece il nord al sud ed è dedicato all’Italia, il paese ospitante, che vi disporrà i prodotti tipici con l’idea di incontrare il resto dei Paesi in una piazza, Piazza Italia, proprio nel punto in cui Decumano e Cardio si incrociano.
Sparsi poi su tutto il territorio prenderanno vita i padiglioni dei paesi espositori ovviamente, la Collina Mediterranea, l’Expo Centre, l’Open Air Theatre e la Lake Arena, più ristoranti, bar, negozi ed edifici ad uso commerciale, organizzazioni internazionali no-profit e ONLUS. Veri e propri riferimenti simbolici, grazie ai quali i visitatori non faticheranno ad orientarsi su una superficie così estesa e dispersiva, con attrattive e manifestazioni ad ogni angolo.
In particolare i padiglioni collettivi dei Paesi partecipanti sono stati denominati cluster, e sono una vera novità rispetto alle manifestazioni del passato. Mentre questi spazi sono sempre stati pensati raggruppando gli espositori utilizzando una logica puramente geografica, ad Expo 2015 sono invece state ideate nove aree secondo un’ identità tematica:
Agricoltura e Nutrizione nelle Zone Aride – La Sfida della Scarsità d’Acqua e dei Cambiamenti Climatici
Isole, Mare e Cibo
Bio-Mediterraneo – Salute, Bellezza e Armonia
Riso – Abbondanza e Sicurezza
Caffè – Il Motore delle Idee
Cacao – Il Cibo degli Dei
Cereali e Tuberi – Antiche e Nuove Colture
Frutta e Legumi
Il Mondo delle Spezie
Spazi espositivi individuali però organizzati intorno a un’area comune.
A cornice delle costruzioni poi, l’ acqua, tanta, che ricorda le vie d’acqua di Milano appunto, i caratteristici Navigli e verrà convogliata dai canali già esistenti come il Villoresi, fra i più importanti.
Uno spettacolo suggestivo, orchestrato da architetti e progettisti di fama internazionale (Stefano Boeri, Ricky Burdett e Jacques Herzog, solo per citarne alcuni) con un investimento che, sulla carta, si avvicina ai 14 miliardi di euro ma che, come da tradizione, aumenteranno esponenzialmente.
Cosa rimarrà poi?
Bisogna premettere che per la progettazione dei singoli padiglioni, lasciata abbastanza libera nelle forme e negli stili, sono state fornite regole ed obblighi relativamente restrittivi. Li riassumo: bisognerà utilizzare materiali eco-sostenibili; gli edifici dovranno essere pensati per essere smantellabili o facilmente smontabili una volta conclusasi la manifestazione; bisognerà prevedere un consumo energetico ridotto e prestare la massima cura all’ambiente ed al paesaggio.
Ciò nonostante qualcosa rimarrà e non tutto verrà smontato e rispedito nei vari Paesi.
E’ tutto ancora da decidere, ma la vera novità sarà la costruzione di un nuovo quartiere residenziale nell’area espositiva (ora parco agricolo) e di sicuro resteranno il grande parco e l’Expo Tower, che dovrà essere riorganizzata come spazio culturale e di incontro sociale.
Prepariamoci ad una grande trasformazione insomma: il progetto per l’Expo ridisegnerà infatti la città, anche in verticale, una città più verde, meno inquinata (stimata una riduzione del 15% di Co2) con nuove infrastrutture, strade, vie di collegamento.
In fin dei conti, da quando si organizza questo genere di eventi, succede talvolta che alcune installazioni siano mantenute e siano diventate addirittura veri e propri simboli cittadini o nazionali com’è nelle speranze degli architetti che stanno lavorando all’ Expo.
A Parigi, fra gli esempi più famosi, la Torre Eiffel, costruita per “l’ Exposition Universelle di Parigi” o la “Fiera di Milano” stessa, durante la quale fu utilizzato anche Parco Sempione e costruito l’acquario civico al suo interno e, non ultimo l’EUR, a Roma, per un’esposizione annullata all’ultimo per via della II Guerra Mondiale.
Una nota meritano anche le scelte del logo di Expo 2015 e della mascotte. Il logo in particolare è il risultato di un concorso pubblico aperto a studenti delle facoltà di Architettura, Design e Arti, Moda, Grafica Pubblicitaria e Disegno Industriale.
Una commissione creata appositamente per la selezione dei vincitori ha preso in considerazione e valutato le proposte che, sottoposte a una votazione pubblica, hanno portato a scegliere quella definitiva, una scritta multicolore in cui si sovrappongono le lettere formando la parola “EXPO” e le cifre dell’ anno “2015”.
Nel 2013 invece è stata presentata la mascotte ufficiale che si tratta in realtà composta da undici personaggi, del mondo della frutta e degli ortaggi e che vanno a comporre il volto di un dodicesimo personaggio, Foody. Il nome dei personaggi è stato deciso dai bambini attraverso un sondaggio online e si tratta di una famiglia composta da aglio, anguria, arancia, banana, fico, mais blu, mango, mela, melagrana, pera e ravanelli.
Personaggi che simboleggiano alimenti provenienti da tutto il mondo, ognuno con la propria personalità, simboli di diversità ma di unione.
Un’Esposizione allora che sarà croce e delizia per Milano e l’Italia intera, che fra immensi sperperi di soldi ed energie vuole però sferzare le coscienze dei cittadini, diversi per origine e culture ma accomunati, senza differenze di razza ed origine, dai problemi e dai rischi cui va incontro la Terra. Una Terra per anni sfruttata e ignorata, ma che puntualmente ci sta presentando il conto.
Non so dire cosa Expo 2015 ci riserverà ma io, nonostante le difficoltà e le delusioni che la cronaca ci riporta quasi giornalmente, penso sarà un’occasione unica per gettare le base di una coscienza più reale di quello che sta succedendo e per un punto comune di ri-partenza.
Io lo visiterò e cercherò di coglierne i lati positivi, la voglia di svolta, la capacità Italiana di reagire alle difficoltà e della ricerca, nella speranza possa restituirci considerazione ed ammirazione agli occhi del Mondo intero, come meritiamo.