edited by Victor Anton
photos & text by Federica Borgato
Attraversare il ponte, scendere lungo la strada, superare l’ingresso di ciottoli per poi giungere così al campo: immergersi.
Uomini, donne e bambini di ogni età, persone abituate a peregrinare, per poi giungere fino a qui, in questo microcosmo, nel tentativo di aprire un nuovo paragrafo alla loro vita.
Case fatte di teli, materassi, roulotte, tutto accatastato senza una logica se non quella di avere finalmente una casa, solida, salda, un’inamovibile punto di orgoglio per loro e per le famiglie lontane.
Un inizio.
FMPQ (Il futuro del mondo passa da qui – City Veins è un osservatorio spontaneo e permanente che coinvolge filmakers, fotografi, scrittori, illustratori, semplici cittadini, persone che si sono interessate al luogo e alle persone e hanno idee o iniziative che riguardano la vita delle persone e dell’area
Siamo a Torino, nel Nord-Ovest d’Italia, a meno di 5 km dal centro cittadino, in un punto di confluenza di acque fluviali. Un’area che oltre a una serie di orti urbani comprende due zone che sono state e sono oggetto di grande attenzione, “Tossic Park” e “gli accampamenti di Lungo Stura Lazio”. Per quasi un secolo quest’area di periferia, a due passi dall’imbocco dell’autostrada per Milano, è stato il retro della città industriale, una zona fuori controllo, facilmente adibita a discarica abusiva. Olii esausti e rifiuti tossici hanno avvelenato il terreno e contaminato le acque. I resti di quelle industrie e i rifiuti abbandonati nel tempo da ignoti sono parzialmente ricoperti dalla vegetazione. Nel mezzo di questa landa dimenticata la natura conserva il suo corso.
Qui, sulle sue sponde, fra la vegetazione incolta, la natura ha inaspettatamente ricreato un’oasi di rifugio per numerose e insolite specie di volatili come l’Airone cinerino.
Qui alcuni immigrati dal Sud Italia negli anni Cinquanta e Sessanta hanno colonizzato le rive creando coltivazioni di ogni genere, e in mezzo agli orti hanno costruito piccole casette per passare il fine settimana.
Qui intorno al 2005 si è formato il più grande mercato di droga a cielo aperto d’Italia, e si è creata una situazione fuori controllo, che ha portato nell’agosto 2008 all’intervento massiccio delle forze dell’ordine e della Brigata Taurinense, una delle Grandi Unità dell’Esercito Italiano.
Qui, sulla sponda opposta trovano rifugio centinaia di nomadi, migranti, profughi, genti provenienti dall’Est Europa. Costruiscono baracche di lamiere e cartone, improvvisano tende con sacchi di plastica e abitazioni con pareti di fango. Arrivano qui di passaggio o per restare, per nascondersi o ripartire, tutti in cerca di soldi e fortuna.
Qui, lontano da sguardi indiscreti, giunge a destinazione e si sistema chi ha perso il lavoro o la casa.
Ai bordi di questa waste land passano le arterie che portano fuori città verso il Nord-Est del paese.
Da qui passerà la seconda linea della nuova metropolitana cittadina ed entro pochi anni, secondo i progetti, sopra queste rive sfrecceranno i treni ad alta velocità che collegheranno la Città all’Europa. Bonifica, riqualificazione, cambiamento. A un certo punto, nel 2007, è stato presentato un protocollo di intesa con la città di Torino per realizzare nella zona un campo da golf pubblico a nove buche.
Oggi, ogni tanto capita che all’orizzonte appaia una solitaria ruspa arancione. Scava, sposta cumuli di terra, poi sparisce. Può capitare di vedere spuntare dalla vegetazione incolta uomini dotati di strumenti e apparecchiature di ricerca. Rilevano il terreno, campionano le acque, prelevano larve di insetti. Analizzano la qualità dell’aria e dell’acqua.
Federica Borgato nasce nel 1987 a Savigliano (Cn). Si diploma in Fotografia allo IED di Torino nel 2010 con una tesi sulla condizione femminile sulle donne del Togo; si interessa alla ritrattistica, alla fotografia di reportage e alle nuove tecnologie di ripresa e montaggio video. Al momento lavora come fotografa freelance dividendo il proprio tempo e lavoro tra l’Italia e il Brasile.