Fino al 10 Gennaio 2016 il MAST ospita la Biennale FOTO/INDUSTRIA 2015 di Bologna e con essa i finalisti del concorso GD4PhotoArt 2015, tra cui il vincitore, Óscar Monzón.
Il mondo del lavoro in tutte le sue forme e in particolare la produzione industriale dalla creazione al riciclaggio è al centro della seconda edizione della rassegna, promossa dalla Fondazione MAST in collaborazione con il Comune di Bologna e la Direzione Artistica di François Hébel.
La manifestazione è nata per contribuire “a far conoscere una città con peculiarità uniche nel panorama industriale, perché Bologna diventi sempre più anche un luogo di riferimento per la fotografia che racconta l’industria” spiega Isabella Seràgnoli, Presidente della Fondazione. “La biennale FOTO/INDUSTRIA ’15, continua François Hébel, crede nella possibilità di estendere il territorio della fotografia industriale a una platea sempre più vasta e di contribuire a una migliore qualità del nostro sguardo”.
I finalisti al concorso GD4PhotoArt 2015, la biennale di giovani fotografi interessati a documentare e sostenere l’attività di ricerca sull’immagine dell’industria e la trasformazione che essa induce nella società, sono: MARC ROIG BLESA, RAPHAËL DALLAPORTA, MADHUBAN MITRA & MANAS BHATTACHARYA, mentre il vincitore di quest’edizione è ÓSCAR MONZÓN.
“Óscar Monzón” spiega il fotografo Joan Fontcuberta “ha conquistato la ribalta internazionale con il progetto Karma, nel quale lanciava sguardi da paparazzo e da pubblicitario sulla cultura dell’automobile. La sua proposta enfatizzava il sortilegio di una tecnologia che agiva simultaneamente come oggetto di desiderio, feticcio e simbolo di potere, ma anche come contenitore di identità e di esperienza.
In Maya, Monzón prosegue la sua personale sociologia visiva, occupandosi ancora di pubblicità e identità come scenari fittizi deformanti la nostra esperienza vitale. Ma in questo caso Monzón sposta i suoi riferimenti critici verso scenografie proprie del cinema di fantascienza: la fantascienza che immagina mondi distopici di moltitudini solitarie e sottomesse al controllo di occhi che tutto vedono.
(…) A partire da scenari urbani del tutto reali, Monzón estrae tensione e inquietudine modellando una nuova versione della street photography che si andrebbe a collocare agli antipodi del documentarismo selvaggio di un Garry Winogrand, ma anche che trascende le forme teatralizzate di un Philip-Lorca diCorcia, o di un Jeff Wall. La vertigine e l’incubo tingono questo viaggio introspettivo sul “lato oscuro” della realtà rilucente delle apparenze. Uno scenario fatto di atmosfere dense e luci drammatiche contorna le istantanee di “un mondo felice”, ma di felicità disumanizzata, che Monzón ci mostra fusa nell’apocalissi.”
MAST Gallery
Bologna, Via Speranza, 42
fino al 10/01/2016