“L’Inno di San Marco ha chiuso le celebrazioni a Venezia, che invece proseguiranno in serata, a partire dalle 18:30, in centro a Mestre, in Piazzetta Coin, con il concerto finale del contest musicale “Live Music Mestre”.
Bastano queste poche righe finali di un comunicato stampa del Comune per intuire cosa sia stato il 25 aprile 2016 a Venezia. Il primo 25 aprile a trazione Brugnaro è stato come una macchina tritatutto che nel giro di mezza giornata ha fatto a fettine, sminuzzato e mescolato una serie di ingredienti che neppure un chef stellato avrebbe saputo tenere assieme.
Luigi Brugnaro invece, uomo che fa format a sé, è riuscito in un’impresa da Masterchef. Ha preso qualche chilo di medaglie da consegnare in nome della Liberazione, un paio di marò con cui guarnire il sito web del Comune ed una grancassa musicale ben degna del lancio di qualche quintale di pomodori e uova. Poi ha insaporito il tutto con funghi e soppresse portate dagli indipendentisti provenienti da mezzo veneto et voilà… la festa è servita.
Ma che senso ha avuto un polpettone simile? Cosa ha prodotto?
La Liberazione dei Marò. La scelta, avallata dall’approvazione di un ordine del giorno votato a metà aprile dal Consiglio comunale (un solo contrario dalle fila delle opposizioni, tutti gli altri assenti o non partecipanti al voto), è stata deliberatamente provocatoria: pubblicare nella home page del sito web comunale la fotografia dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, su sfondo tricolore e fiocco giallo, proprio nel giorno della Liberazione, è un guanto di sfida. Ma la logica di Brugnaro non fa distinguo: consegna le medaglie della Liberazione facendo un discorso che sembra uscito dalla tastiera di un ghostwriter iscritto all’Anpi e al tempo stesso declina la Festa della Liberazione applicandola anche a due fucilieri accusati di omicidio. Un accostamento di gusti, tra partigiani e fucilieri, che ovviamente ha mandato su tutte le furie i cultori dei primi e deliziato la pancia destrorsa dei sostenitori dei secondi. La vergogna di questo calvario giudiziario in salsa indiana è indiscutibile. Molto discutibile invece l’aver voluto mescolare capre e cavoli.
Venezia e i venetisti. Per anni le amministrazioni comunali precedenti hanno negato ai movimenti indipendentisti veneti le ripetute richieste di occupare Piazza San Marco nel giorno del Santo patrono. In questo 25 aprile invece, Brugnaro compie la rivoluzione e sdogana quelli che con disprezzo i veneziani chiamano ‘i campagnoli’. In questo caso il melting pot è risultato abbastanza indigesto ai difensori della superiorità veneziana. Venezia e il Veneto sono due realtà storicamente separate: i veneziani si sentono altro da tutto il resto del Veneto e vogliono rivendicarlo. Ma Brugnaro per la prima volta concede il cuore della città accontentando e imbonendo, come fa Zaia a livello regionale, i fautori o sognatori dell’indipendentismo. Contemporaneamente Brugnaro ha dunque potuto celebrare la sua personale vittoria di ‘campagnolo’ che conquista Venezia e accontentare le frange tradizional-folkloristiche ben rappresentate dal suo delegato Giovanni Giusto.
Inni e musiche. Per far mandar giù il boccone a tutti, Brugnaro si è giocato la carta del do di petto intonando ‘Viva Venezia! Viva San Marco! Evviva le glorie del nostro Leon!’. Viva tutti insomma. Poi, come da comunicato stampa, la giornata del 25 aprile è proseguita con le musiche del ‘Live Music Mestre’. Una kermesse che ha come patron un carrozziere e come front man un consigliere di municipalità della Lista Brugnaro. Il tutto sotto il marchio di un’associazione, la eVentia, che ha sede esattamente laddove sta la carrozzeria e come animatori un gruppo di amiconi di Brugnaro. Sia chiaro: “eVentia è un’associazione apolitica e senza fini di lucro e svolge attività di organizzazione e promozione di eventi di carattere culturale e ricreativo”. Poi, che stia pian piano monopolizzando l’organizzazione di eventi in terra comunale è un puro caso. In questa occasione si sono registrati vari conati di vomito da parte di chi ha visto in questo festival di quattro giorni un piatto disgustoso, fatto di decibel sparati a mille, di artisti da cover cantate in playback e di un palco che era praticamente una cattedrale nel deserto di pubblico. La cosa che lascia a senza fiato è che tutto questo sia stato istituzionalmente ‘venduto’ come evento da 25 aprile. Liberazione dei padiglioni auricolari?
La Casa delle Libertà. Sostanzialmente questo 25 aprile è stato un po’ come quella Casa delle Libertà di berlusconiana memoria che la satira ci ha consegnato come luogo in cui ognuno fa un po’ come gli pare. Brugnaro ha deciso di mettere in passerella di tutto: dagli improvvisatori canori ai reduci, dagli sbandieratori di vessilli ai fucilieri. E di ogni libera passerella ha voluto essere protagonista assoluto. Il messaggio che ne viene fuori è quello di una sterilizzazione politica nella quale le diversità vengono messe assieme non per spirito di coesione ma per accostamento che rende tutto confuso, tutto uguale.
Questa è l’era post-politica che il tritatutto-Brugnaro interpreta e cucina alla perfezione.