Photos by Giorgia Fiorio
Interview by Marco Zavagno
Exibition at Ikona Gallery, Venice
1) Sono rimasto molto colpito dalla sua definizione della “fotografia come prova di un mistero”: Personalmente vi leggo in L’albero e iTefillin, tra le mie preferite, rispettivamente il mistero della vita e il mistero della fede. Quali sono le sue interpretazioni? ci sono ulteriori messaggi simbolici?
Ogni fotografia è una domanda che il fotografo rivolge a sè stesso nel momento in cui si confronta con la contingenza del reale;allo stesso modo sono domande poste da coloro che vi si confrontano a se stessi.
Le fotografie dunque non essendo risposta non sottendono messaggi: rimangono “aperte” alla percezione di chi le osserva, ognuno diversamente secondo la sua sensibilità. Nello specifico le due immagini, Tefillin e L’albero, sono, di quell’esatto punto, di quell’esatto istante, ciò che il fotografo (me stessa) traduce in immagine, attraverso il filtro del bagaglio immaginario che ne abita la percezione.
2) Personalmente penso che Ziva (la gallerista), sia stata lieta di avere le sue opere in galleria, in un certo senso anche per omaggiare la scomparsa di Lévi-Strauss a cui il suo lavoro, pur non essendo documentaristico o enciclopedico, può essere felicemente accostato. Cosa ne pensa? Gli studi dell’antropologo hanno influito nei suoi scatti? se si in che modo sono stati significativi per il suo lavoro?
Ammiro profondamente Levi-Strauss che ha lungamente mosso e acceso il mio desiderio d’indagine; il mio approccio tuttavia se ne discosta nella sua essenza umanistica e non già antropologica. Ho accolto con entusiamo il grazioso invito di Ziva Kraus di portare Il Dono a Venezia nell’ amatissima Galleria IKONA al Ghetto e concordo pienamente con lei sul fatto che la scomparsa di Levi-Strauss,marchi storicamente la lettura e la percezione di un lavoro come Il Dono.
3) Con il suo “dono” le Galleria Ikona Venezia conclude il 2009, anno del suo 30° anniversario di attività a Venezia. Ci racconti del suo legame e cosa che la colpisce di più di questa città così particolare.
Venezia è per me l’incanto di una sospensione spazio-temporale dalla fuga del tempo e dal mio continuo andare.
E’ il tempo circolare del ciclo dell’acqua, immutabile come il succedersi delle stagioni. E’ la città che ho scelto di amare.