In cucina con le “Francesche” di “Vivandiera”, pioniere di un cambio-vita da gustare in tavola
Venezia – Hanno iniziato nel 2011, andando in giro per le calli di Venezia con uno zaino termico sulle spalle e tanti “lunch box” pronti da consegnare nelle case e negli uffici. Una rivoluzione, se si pensa che ordinare cibo a domicilio, in laguna, è una specie di miraggio. La rivoluzione più grande, però, l’avevano fatta loro: le “Francesche“, le due amiche che dopo una rapida riflessione sulle loro vite, i loro lavori e un futuro da prendere e “cucinare” in modo diverso, hanno lasciato i loro incarichi, si sono messe dietro i fornelli e hanno creato “Vivandiera“, la piccola impresa che cucina cibo sano e biologico e te lo porta dove vuoi.
Dai pranzi alle cene in pronta consegna sono passate rapidamente alla preparazione di catering per mostre d’arte, matrimoni, set pubblicitari, feste di ogni genere, e ora anche per i pic-nic all’aperto. Le Francesche di Vivandiera cucinano di tutto e per tutti: per gli intolleranti, per i vegetariani, i vegani, i celiaci e i diabetici. Le chiamano per allietare i palati di chi va ai vernissage e partecipa ai grandi eventi e loro, oltre a cucinare bene, servono le pietanze come fossero dipinte, studiando le giuste combinazioni di piatti e colori, e proponendo la loro idea di food-design. Ma non solo: se una non hai voglia di cucinare, vengono a casa tua e mettono in tavola. Il menu lo detti tu, o se lo inventano loro.
Il successo di Vivandiera è tale anche per la storia che lo accompagna. Francesca Ciampalini, le cui origini senesi sono scolpite in un accento “toscanissimo”, e Francesca Leita, veneziana ma di papà sudamericano, si sono conosciute appena oltrepassato lo “spartiacque” dei trent’anni, quello che in molti casi ti fa cambiare strada. La prima aveva una laurea in economia e un dottorato in chimica, la seconda insegnava italiano a Buenos Aires. Per uno strano caso della vita, si sono conosciute a Venezia: la Francesca d’oltreoceano meditava di tornare a vivere in laguna, l’altra era arrivata alla fine di un contratto. Entrambe avevano la passione per la cucina e volevano metterla in pratica, sfruttando in modo diverso le competenze acquisite in anni di studi.
“Ci siamo buttate, abbiamo aperto un’impresa con mille euro di investimento e oggi siamo contente: Vivandiera ingrana e abbiamo tanto da fare”, raccontano. Per preparare piatti in grandi quantità, si appoggiano alla cucina di una mensa universitaria sull’isola della Giudecca. È una forma di co-working che funziona. Al momento, le vivandiere lavorano talmente tanto con i catering, per feste private e grandi eventi, che hanno messo da parte le consegne a domicilio di pranzi e cene. Anche per una questione logistica: per offrire un buon servizio di food delivery, a Venezia, ci vuole almeno una barca. L’idea di consegnare i lunch box a piedi, sfidando ponti, acqua alta, caldo e intemperie ha conquistato da subito i veneziani ma senza un mezzo acqueo, e con diversi ordini da gestire, non è possibile raggiungere tutto il centro storico rispettando i tempi.
“Vogliamo riprendere con il servizio a domicilio. È di grande aiuto per le mamme, gli anziani, gli studenti e i lavoratori – raccontano – Ma dobbiamo riuscire a investire nei mezzi giusti per Venezia . Ce la faremo: per ora cavalchiamo l’onda e puntiamo ad andare in tutta Italia con la nostra cucina itinerante e magari aprire un punto vendita”.
Tutti i prodotti utilizzati da Vivandiera sono biologici: le giovani cuoche si riforniscono nel veneziano e nel trevigiano per gli ortaggi e la frutta; al mercato di Rialto per il pesce e vanno fino in Trentino per la carne. “Siamo noi a spostarci, a viaggiare nei fine settimana per tornare con le borse cariche di cose buone – dicono – Il chilometro, insomma, viaggia sempre con noi”. Così come la consapevolezza di aver ascoltato una passione. E di avere fatto bene.