Interview by Emilano Laszlo, Photo Editor at Posi+tive Magazine
Photos by Renato D’Agostin
Renato D’Agostin nasce nel 1983 e inizia la carriera di fotografo a Venezia nel 2001.
L’atmosfera della città alimenta e accresce la sua curiosità nel catturare situazioni di vita particolari, al limite del reale. Con lo stesso occhio fotografico nel 2002 compie un viaggio attraverso le capitali dell’Europa occidentale e rimane particolarmente affascinato dalla città di Parigi. Tornato in Italia frequenta l’Istituto Italiano di Fotografia a Milano e inizia a collaborare con lo studio di produzione Maison Sabbatini. Nel 2005 frequenta il corso di Fine Print all’International Center of Photography di New York e nel 2006 è assistente di Ralph Gibson.
Nel 2007 Renato D’Agostin presenta Metropolis alla Leica Gallery di New York. In Metropolis le cognizioni spaziali e temporali della città si trasfigurano, liberando immagini surreali e oniriche legate alle viscere emotive del nostro inconscio collettivo, spazio che Renato D’Agostin ha saputo cogliere e indagare con estrema acutezza. Nel 2009 presenta Tokyo Untitled, con postfazioni di Ekoh Hosoe e Ralph Gibson. Il libro e la mostra sono stati presenati alla Galerie Photo 4 (Parigi), Leica Ginza Salon (Tokyo), Leica Gallery (New York), e FORMA Centro Internazionale di Fotografia (Milano). In Tokyo Untitled D’Agostin si isola nelle geometrie della cittá. Narrando il suo viaggio attraverso la sua esperienza nella strada, descrivendo con immagini dettate dal linguaggio dell’astratto e del surreale.
Portando i soggetti fuori dalla loro realtá, descrive la percezione dello spazio intorno a lui, la relazione tra l’architettura e le persone. Questo é enfatizzato nella capitale giapponese dove non ha connessione con il mondo esterno che lo porta alla scoperta del non visto.
1) quando hai cominciato a pensare alla fotografia?
Quando ho capito che le due dimensioni mi davano piú soddisfazione di ció che vedeva il mio occhio nudo.
E’ successo passeggiando per le calli veneziane, osservando come gli elementi si univano e si lasciavano creando architetture di immagini.
2) che ruolo hanno avuto le scuole che hai fatto nella tua formazione sentimentale come fotografo.
Le scuole di fotografia hanno avuto un ruolo molto importante, facendomi capire che frequentandole stavo investendo del tempo prezioso, che dovevo invece usare scattando, viaggiando, incontrando persone, fiutando stimoli.
3) hai cominciato a viaggiare molto giovane per fotografare. andare via è stata per te un’esigenza ‘viscerale’?
La dimensione del viaggio ha iniziato ad affascinarmi dopo quello che ho compiuto tra le capitali europee all’etá di 18 anni. Volevo capire se la fotografia doveva essere il mio futuro, e cosí per un mese ho viaggiato e fotografato. Quelle fotografie sono ancora oggi, dopo dieci anni, tra le mie preferite. Da allora, la libertá legata al viaggio, la scoperta, la geografia e posizione del mio ‘io’ nel mondo al di fuori di me, sono diventati elementi fondamentali nella mia fotografia. Il partire é diventato viscerale quando il ‘dove vivevo’ non era adatto al ‘cosa facevo’.
4) che cosa cerchi di ottenere da una fotografia?
la relazione tra gli elementi. La magia nascosta nello scontato. La geometria che soddisfa l’occhio. Lo stimolo per la prossima e il risultato di quella precedente.
5) quale lato cerchi di raccontare nei tuoi progetti? hai dei temi che ti coinvolgono particolarmente?
La cittá tende ad essere il teatro delle mie immagini, nel quale cerco di fluttuare silenziosamente e in cui proietto il mio stato d’animo e relazione con l’esterno. A volte cerco solamente il riassunto dell’attimo, e lo registro, altre volte ricerco l’elemento che abitualmente appartiene all’ovvio e cerco di tradurlo in nuova forma e linguaggio.
6) c’è una foto che vorresti fare, ma non hai ancora fatto?
spero ce ne siano molte.