La Pazza Gioia: la recensione

Il film inizia introducendoci a Villa Biondi, sede della Comunità d’accoglienza e terapia per donne con disturbi mentali. Immersi nel verde delle colline pistoiesi, in una calda e soleggiata giornata estiva, veniamo presto coinvolti da un ambiente armonioso, festoso, al femminile.

L’atmosfera alla Villa è assai particolare; un tipico podere toscano con ampi spazi verdi ed agricoli, caratterizzato da un’architettura segnata dal tempo ed una moltitudine di elementi aggiunti in euritmico contrasto: coloratissimi e vivacissimi murales dai soggetti bizzarri e divertenti, poster , cartelloni e perfino una scultura realizzata in materiali di recupero, raffigurante un cavallo blu, che oltre ad essere elemento scenico di forte impatto, è una raffinata citazione di “Marco Cavallo”, la grande scultura in carta pesta che divenne simbolo della legge 180 (riforma Basaglia), che trasformò l’istituzione manicomiale nel 1973. Numerosi gruppi di donne, intente a portare a termine svariate attività, dallo stendere il bucato al raccogliere frutta, dal giardinaggio al relax sul prato, interagiscono tra loro. In questa vivace confusione, l’attenzione viene immediatamente catturata da un’affascinante donna d’eleganza eccentrica, in colorate vesti di raso, che riparandosi dalla forte luce con un raffinato ombrellino parasole, si muove con aria autorevole tra gli ospiti.

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Beatrice Morandini Valdirana è la prima protagonista ad entrare in scena. Instancabile chiacchierona, dall’atteggiamento istrionico ed dalla preponderante personalità, è sicuramente l’ospite più stravagante della struttura. Appartenente all’alta società, non perde occasione per dispensare consigli e pillole di saggezza, “dall’alto al basso”, esasperando le sue “nobili origini” con i suoi modi di fare comicamente snob.

Donatella Morelli è una giovane donna fragile e silenziosa, dal fisico che ricorda le modelle di Schiele – come lo stesso Virzì ricorda in una sua intervista – e coperta di tatuaggi. Su di lei grava il peso di un passato travagliato.

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La sceneggiatura, scritta a doppia mano da Paolo Virzì e Francesca Archibugi, è la storia che origina dall’incontro di queste due figure femminili così apparentemente diverse, se non accomunate dai diagnosticati disturbi psicopatologici. L’arrivo di Donatella alla Villa rappresenta per Beatrice un’ondata di freschezza. Da un primo momento di incomprensione reciproca, origina poi una complicità in crescendo, che presto diventa una vera e propria amicizia, un’autentica relazione affettiva capace di abbattere i confini della realtà, così come il muro che separa il mondo dei “pazzi” da quello dei “sani”. Un’improvvisata e strampalata fuga su un autobus preso su di una stradina di campagna si trasformerà presto in un’inaspettata e terapeutica avventura alla ricerca della felicità.

“Solo i folli, con assoluta limpidezza di sguardo, contemplano la verità del mondo e ne colgono tutto lo splendore” (cit. Simone Weil).

Una magistrale interpretazione delle attrici Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, eleva i ruoli delle due protagoniste ad icone di una femminilità genuina ed incontaminata.

Presentato a “La Quinzeine” del Festival di Cannes, riscuotendo ovazione ed enorme successo, il nuovo film di Virzì continuerà a conquistare sicuramente un vasto pubblico, tra risate e commozione.

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