Lettere Olandesi – La sottile differenza

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Edoardo Costa
Inviato a Delft – Olanda

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C’è una sottile differenza che corre tra una disciplina in cui maestri distillano profezie delfiche, e una in cui i processi cognitivi e fenomenologici vengono esaminati scientificamente, alla ricerca di un metodo didattico che possa servire come guida per nuovi sviluppi conoscitivi.

Una sottile differenza che salta all’occhio quando uno studente di disegno industriale viene catapultato dall’Italia ai Paesi Bassi, cioè quella che corre tra due importanti scuole tecniche europee, il Politecnico di Milano e l’University of Technology di Delft.

Una sottile differenza che nel caso olandese punta alla creazione di un nuovo metodo di design, in cui l’innovazione va collocata nell’interazione tra prodotto e utente, nell’ideazione di nuovi rapporti e relazioni che possano pienamente soddisfare vecchi e nuovi bisogni, ma anche ridisegnare abitudini e comportamenti, puntando verso reali miglioramenti.
Mentre in Italia si assiste alla deriva della pratica progettuale verso il buco nero delle “leve di marketing”, quelle per intenderci che riescono a vendere fango per oro.

Così nella Patria dell’Eccellenza e della Creatività si assiste alla lenta estinzione dei grandi “dinosauri” del design e alla polverizzazione di un sapere che non riesce più a essere trasmesso ai nuovi “adepti” di quell’oscura loggia massonica che è la comunità dei designer italiani.
Un senso di smarrimento attanaglia queste giovani menti e impedisce che nuove energie, nuove visioni, nuove idee riescano a fertilizzare quell’universo di industrie e di capacità che rischia la fossilizzazione completa.

La soluzione quindi può essere, ora e sempre, la fuga?
No, la soluzione è la comunicazione e lo scambio osmotico di saperi che deve attivarsi tra tutti i sistemi didattici sviluppati in Europa in questo campo.
La difesa dello “staus quo” e dell’insegnamento dei “buoni maestri” da soli non hanno mai portato molta fortuna alla comunità scientifica e culturale italiana, e soprattutto rischiano di diventare un forte limite in una pratica progettuale che deve guardare sempre più avanti, sempre oltre.

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