Text and photos: Luca Filippi
Cosa può spingere un ragazzo di 18 anni a fermare il proprio ascensore di casa nel bel mezzo della notte per scattarsi delle fotografie? Molto probabilmente direi che è tutta colpa della noia; sì proprio così. Per mia sfortuna, quest’estate, la prima vissuta senza il fiato sul collo dei miei genitori, la prima in cui non dovevo rendere conto di quello che facevo a nessuno, l’ho passata in una città triste, deserta e desolata: la mia città, la mia bella Mlano. Lavorando in un ristorante in zona Porta Genova, 11 ore al giorno, stavo fuori di casa dalla mattina alle 9.00 fino alla sera all’1.00; e così quando tornavo a casa, mi ritrovavo nell’ascensore di un palazzo disabitato, da solo con me stesso nel silenzio più totale. Ebbene, potrò sembrare pazzo (e probabilmente lo sarò), ma davanti a quello specchio, in quegli attimi che passano nel salire di 4 piani, ho imparato a trovare uno spazio per me, un momento per riflettere, nessuna distrazione, solo io e la mia immagine riflessa. In un mondo caotico, nel quale tutto scorre ad altissima velocità, non è facile fermare tutto, anche solo per un instante. Man mano che i giorni passavano, quel minuto scarso passato in quello spazio piccolo, stretto e un po’ angusto iniziava a non bastare più e così, tra il terzo e il quarto piano, facevo una piccola sosta, come se con quel bottoncino rosso con la scritta ALT riuscissi a fermare il tempo. E più mi guardavo nello specchio e più iniziavo a piacermi; per la prima volta nella mia vita sono riuscito a mettermi a nudo davanti a me stesso, a guardarmi dritto negli occhi, a sentirmi veramente a mio agio con me stesso. Da qui, poi, è nata l’esigenza di iniziare a scattarsi delle fotografie, fotografie che testimoniano al mondo che tu ti piaci per quello che sei, che niente sarà in grado di abbatterti perché tu la tua sfida con te stesso l’hai già vinta. Ad ogni foto aumentava il mio piacere, era come masturbarsi, ed il fatto che io ero allo stesso tempo fotografo e soggetto mi rendeva ancora più potente. Fino al non riuscire più ad entrare in casa se prima non avessi passato quei 5/10 minuti a trovare una nuova posa per il prossimo scatto, a vivere la giornata in attesa di quel momento, quel brevissimo ma intenso momento. Ero ossessionato, sono ossessionato da quel maledetto ascensore.
What in Heaven’s name makes an 18 year old stop the elevator of his building in the middle of the night to take pictures? Most probably, I would say, it’s all because of excessive boredom; yes, I suppose that’s it. For my bad luck, I have spent this Summer, which was the first one I spent without my parents breathing in my neck, the first one where I could do whatever I wanted without having to think about others, in a sad, deserted and bare city, my city: beautiful Milan. Working 11 hours a day in a pizzeria near to Porta Genova, I was out from 9 a.m. till 1 a.m. And so, when I came home at night, I’d find myself in the elevator of an empty building, all on my own with myself in complete silence. I may seem crazy (and I probably am), but in front of that mirror, in those moments that pass while going up 4 floors, I’ve learned to find a space of my own, a moment to think without being distracted, just me and my reflected image in the mirror. In a chaotic world, where everything goes by so fast, it isn’t easy to make everything stand still, even just for a second. While the days passed by, that very small minute in that even smaller space started not to be enough anymore and so, between the third and fourth floor I would make a stop, as if that red button with the word ALT on it would be able to stop time as well. And by looking more and more at myself in the mirror, I also started to like myself more and more; for the first time in my life I succeeded in being completely naked in front of myself, to look straight in my eyes, to feel entirely at ease with myself. At this point, the urge of taking pictures started to develop, pictures that show to the entire world that you like yourself for what you are and that nothing will get you down because you have already won this challenge with yourself. After every picture I took, my pleasure would increase, like masturbating, and the fact that I was photographer and subject at the same time made me feel even more powerful. At the end I wasn’t able to get in the house without stopping for 5 to 10 minutes to find a new pose for the next picture; every day I would live up to this moment, this brief but very intense moment. I was obsessed, I am obsessed by that damn elevator.