Marzia Ferrone nasce a Roma nel 1983, dopo una laurea in Scienze della Comunicazione, conclude un master di fotografia triennale. Inizia subito una carriera nella moda, senza mai scordare la sua grande passione per il reportage sociale e di guerra. Entra nel 2010 nell’agenzia siephoto, e lo stesso anno, con altri tre fotografi decide di fondare una società e di aprire l’XXXXstudio a Roma.
Quando sono arrivata a Kabul nel luglio 2010, la mia idea era quella di mettere insieme una serie di scatti che raccontassero le persone comuni, quelle che restano anonime sia da vive che da morte, ma che sono quelle che costruiscono la storia quotidiana di un paese. Volevo raccontare cosa significa vivere in una terra che non conosce pace da sempre, sulla quale è stato sparso sangue per centinaia di anni.
Camminare in una città di cui resta ormai solo lo scheletro degli antichi splendori e nella quale si mischiano moltissime etnie diverse, anche loro costantemente in guerra civile.
Volevo vedere con i miei occhi che cos’è diventato ora l’Afghanistan.
Dopo l’ennesima guerra.
Dopo l’ennesimo trauma, inflitto ad una popolazione che, forse, non saprebbe più neanche vivere in assetto di pace.
Questo popolo di mille piccole etnie ha, ormai, dimenticato che vuol dire poter pensare a domani, o che sapore ha una giornata senza il rumore di uno scoppio dell’ ennesima bomba o coma è lieve respirare aria non intrisa dell’odore del sangue.