Tra i tanti film in concorso, a vincere l’edizione di quest’anno è stato il film Georgiano “My Happy Family“, di Nana Ekvtimishvili, e Simon Gross, che conquista il 18° Ulivo d’Oro con la seguente motivazione da parte della giuria:
[quote_colored name=”” icon_quote=”no”]“Lo spettatore viene proiettato nella vita di una famiglia dove tre generazioni sotto lo stesso tetto, provano ad adattare le loro sfide personali e quotidiane fra tradizione e modernità. Allo stesso tempo, il film è un sottile ritratto di una donna di mezza età e una madre alla ricerca dell’autodeterminazione. Una messa in scena che ci fa sentire come se fossimo sempre stati membri di questa famiglia”.[/quote_colored]Il film del duo Nana & Simon presentato in anteprima mondiale al Sundance Festival all’interno della sezione world cinema competition dramatic e poi portato alla Berlinale nella sezione Forum, è un film delicato, profondo e sueggestivo che consegna al pubblico molte emozioni, però evitando di calcare la mano.
Da Lecce alla Georgia: il film ci catapulta tra le storie di Manana, insegnante di letteratura che il giorno del suo 52° compleanno decide di non festeggiarlo. Il contesto familiare è poi la chiave: assieme a lei nel suo appartamento, c’è la Lamara, la classica madre invadente che non lascia respiro, il padre, il marito Soso e i due figli di 20 e 23 anni. Proprio questa invadenza, il fatto di decidere di rinunciare al festeggiare gli anni, è poi la chiave per portare lo spettatore a riflettere sul senso di quasi asfissia familiare, che poco a poco emerge mentre i minuti passano inesorabili.
Abbandonare la grande e ingombrante famiglia, riscoprire i piaceri della vita solitaria e tranquilla, si scontrano con le regole della società: da un lato le amiche che vivono nel conformismo e dall’altra la famiglia che di certo non accetta il fatto che Manana di punto in bianco decida di lasciarli tutti a casa senza di lei. Essere una donna, ma essere davvero felice, sembra sia qualcosa di poco rilevante per tutti, ma si sa che la ricerca della felicità, in particolare quella propria può risultare tortuosa, come dimostra questo film. Anche perché sbattere la porta e andarsene non è poi così facile e prima o poi i conti con il passato bisognerà iniziare a farli e la protagonista Manana lo sa bene.
Questo film, oltre a vincere l’Ulivo d’Oro, conquista anche il premio per la miglior fotografia, (il DOP del film è il rumeno Tudor Vladimir Pandaru) con la seguente motivazione:
Di certo sentiremo ancora parlare di Nana Ekvtimishvili e Simon Gross.
Produzione: Augenschein Filmproduktion
Cast: Ia Shugliashvili, Merab Ninidze, Berta Khapava, Tsisia Qumsashvili, Giorgi Khurtsilava, Giorgi Tabidze, Goven Cheishvili, Dimitri Oragvelidze
Diretto da: Nana Ekvtimishvili, Simon Gross
Sceneggiatura: Nana Ekvtimishvili
Produttori: Jonas Katzenstein, Maximilian Leo, Simon Gross
Direttore della Fotografia: Tudor Vladimir Panduru
Costumi: Medea Bakradze
Editor: Stefan Stabenow
Ma i premi non sono finiti: oltre al miglior film e alla migliore fotografia, “My Happy Family” ottiene anche il riconoscimento della giuria Fipresci.
A portarsi a casa il premio per la migliore sceneggiatura sono stati Rajko Grlić e Ante Tomic con “The Constitution“, (co-produzione Croazia, Rep. Ceca, Slovenia) con la seguente motivazione:
[quote_box name=””] “Un meraviglioso esempio di storia complessa che gioca con vari tipi di pregiudizi. Un argomento pesante che diventa accessibile attraverso ironia e toni leggeri”. [/quote_box]Il protagonista del film, Nebojša Glogovac ha conquistato il premio Sngci per la migliore interpretazione e sempre a “The Constitution” è andato il premio del pubblico.
A Lecce poi è arrivato anche Carlo Carlo Verdone per consegnare il premio intitolato al padre Mario e giunto alla sua ottava edizione a Marco Danieli per il film “La Ragazza del mondo”. La giuria ha deciso con la seguente motivazione:
[quote_box name=””]“Perché con una regia sicura e di grande equilibrio, che già dimostra un interessante rigore stilistico, trasforma la storia di un amore proibito nel racconto di un’emancipazione che sfida divieti e condizionamenti. Un film che affida al talento di due giovani attori, ben diretti, anche un viaggio in un mondo che svela oltre i luoghi comuni che gli appartengono”. [/quote_box]Il premio Emidio Greco è stato invece assegnato a “Good news” di Giovanni Fumu, spiegando che il film vince “per la giusta distanza con la quale il giovane autore tratta un tema molto frequentato dal cinema, l’arrivo non programmato di un figlio, e soprattutto per l’utilizzo rigoroso della tecnica e del linguaggio cinematografici, 5 piani sequenza che non cadono mai nel mero esercizio di stile”.
Fotografie a cura del Festival del cinema europeo a Lecce / Piero Giannuzzi