In questi giorni le cronache italiane hanno regalato una nuova perla di pura ignoranza. Stiamo parlando del fatto avvenuto a Firenze, dove all’interno della Caserma dei Carabinieri Baldisserra, che si trova sul lungarno Pecori Giraldi, vicino al centro di Firenze, dove sono allocati il VI Battaglione carabinieri Toscana e gli uffici del comando regionale, è stata esposta una bandiera risalente al periodo del Secondo Reich e oggi inneggiante al nazismo e all’antisemitismo.
Se per la legge militare, per qualche oscuro motivo non ci sia nulla di doloso, o meglio non sia stata commessa nessun tipo di violazione disciplinare, a molti invece ha fatto ribrezzo sapere che un vessillo del genere, affisso accanto ad un poster di Matteo Salvini con in braccio un mitra, possa essere tranquillamente posizionato all’interno di un luogo teoricamente sacro come una Caserma dei Carabinieri, che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo a questo punto) rappresentare lo Stato e la tutela della sua Costituzione, che ha nei suoi articoli passaggi importanti sul ripudio al fascismo. La legge Scelba oggi è quanto mai attuale, visto questo episodio o qualche giorno fa il ritorno dei Naziskin, parola che pensavamo relegata a qualche rigurgito nero fine anni 80-90, ma che è tornata di prepotenza sui giornali anche grazie a Matteo Salvini, che ha provato a sminuirne la violenza.
Ma le opinoni più imbarazzanti sono quelle del giorno dopo, come ad esempio l’articolo del Gazzettino, che prova a stemperare in qualche modo la notizia. La scheda, pubblicata il giorno 4 dicembre a firma di Marco Gervasoni non ha proprio senso compiuto di essere. L’autore infatti parla del valore storico della suddetta bandiera, aprendo il libro di storia spiegando che appunto la bandiera affissa dal carabiniere in servizio in Toscana appartiene non al periodo Hitleriano, bensì alla “Gloriosa” Marina Militare del Secondo Reich.
Chissà cosa penserebbe il povero Antonio Baldisserra, morto nel 1917, al quale la caserma è intitolata? Baldisserra, ex senatore e Generale di brigata Italiano, durante gli ultimi suoi anni di vita vissuti nel periodo della prima guerra mondiale si trovò nello schieramento italiano che si alleò anche contro i tedeschi.
Citando le ultime frasi contenute nel pezzo, Gervasoni scrive: “Per cortesia non calpestiamo la storia che è anzitutto storia di fatti realmente accaduti”.
Ecco, di reale e parte della storia di oggi c’è che dei neonazisti usano quella bandiera che sta tanto a cuore agli storici come elemento per fare propaganda nera. Basta fare una semplice ricerca su google per vedere che chi la usa oggi non è certo qualche museo di storia contemporanea, ma dei ragazzi con il braccio alzato che urlano sieg heil. Questo però nell’articolo non se ne parla, come mai? Intanto il fascismo quello più becero in Italia continua a dilagare. Sarebbe ora di fermarlo con tutte le armi democratiche possibili, prima che sia troppo tardi.