Non solo fake. La memoria del web smaschera le bufale dei politici.

Sotto la crosta dell’affresco che rappresenta il web come contenitore esclusivo di notizie false, al limite ed oltre il delinquenziale, grattando grattando si può scoprire che questo mondo, quando viene applicato alla politica, nasconde anche una risorsa: la memoria.

Sotto la crosta dell’affresco che rappresenta il web come contenitore esclusivo di notizie false, al limite ed oltre il delinquenziale, grattando grattando si può scoprire che questo mondo, quando viene applicato alla politica, nasconde anche una risorsa: la memoria.

Oggi, giustamente, il direttore dell’agenzia di stampa Agi, Riccardo Luna, mette sotto la lente d’ingrandimento l’enorme diffusione che ha avuto sui social la dichiarazione-bufala del neo premier Gentiloni (“gli italiani imparino a fare sacrifici e la smettano di lamentarsi”) per lanciare il suo allarme da Digital Champion italiano (“E’ un problema per tutti noi se condividiamo delle notizie palesemente false e che alimentano un odio sociale. Perché con l’odio una comunità si sgretola”).

[quote_box name=””]Proprio in questi giorni turbolenti per la politica italiana, il web ha tuttavia garantito un momento di verità, riportando a galla le dichiarazioni autentiche di esponenti politici che alla fine si sono rivelate fasulle. Bufale in piena regola.[/quote_box]
Maria Elena Boschi
Foto in CC / Flickr Palazzo Chighi

Ha spopolato su tutti il video di Maria Elena Boschi che nel maggio scorso, giurò in tv, a Maria Annunziata e agli italiani, che si sarebbe ritirata addirittura dalla politica in caso di sconfitta al referendum costituzionale. Alla fine invece, malgrado la batosta del 4 dicembre, si è ritrovata a giurare davanti al Capo dello Stato, per il suo ingresso nel governo Gentiloni.

E, giustamente, la dichiarazione vera che però si è rivelata un fake alla prova dei fatti, è stata giudicata largamente con un pollice verso. Il web dunque ha saputo dare, attraverso la sua sterminata memoria, un contributo di trasparenza senza ombra di dubbio.

Se i cittadini-utenti del web devono assumersi la piena responsabilità dei contenuti che condividono, di altrettanta responsabilità devono farsi carico i politici. Prendendo coscienza che le parole hanno un significato e un peso, un valore di verità che non può essere contestualizzato e limitato ai pochi secondi in cui parlano o in cui dettano veline sotto forma di comunicati.

Oltre la spessa coltre di bufale, la memoria del web rappresenta una lezione politica per i politici.

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