La bellezza secondo Olga Amendola

Fotografa e filosofa tra Milano e Padova, Olga Amendola ha una sua personale idea di bellezza, preferendo mantenere i difetti che rendono unici nei ritratti dei suoi modelli.

Chi è Olga Amendola e da dove viene?
Ho 27 e vengo da Salerno ma mi sono trasferita al nord da piccola. Mi piace definirmi con una frase che spiega molto di me, ovvero che mi sento spesso come un “ Cattivo Dorian Grey“ sempre insoddisfatto e curioso di catturare la bellezza degli altri. Mi sono sempre sentita un po’ fuori dagli schemi, perché sono convinta che per essere unici nella vita bisogna essere diversi.

Qual è il tuo percorso di studi? Hai studiato fotografia o sei autodidatta?
Mi sono laureata in Filosofia, Comunicazione per la moda e in ultimo Fotografia di moda.
Ma quando ho iniziato a muovere i primi passi verso la fotografia ero autodidatta, studiare questa disciplina mi ha aiutato ad ampliare la mia visuale su molti fronti. Credo che la cultura personale incida molto sulla propria “ Visione“ sul proprio stile, in fotografia è imprescindibile.

Quando hai iniziato a fotografare? Che macchina usi?
Ho iniziato a fotografare quasi 2/3 anni fa, quasi per gioco, fotografavo alcune ragazze/i della città in cui vivo contro il muro di casa mia. Per la fotografia digitale uso una Canon, mentre per la fotografia analogica una Yashica, una Olympus. Dimenticavo ho anche una Polaroid che uso più raramente.

Come hai sviluppato il tuo stile? Chi/cosa ti ha ispirato?
Il mio stile principale è il ritratto, adoro fotografare le persone carpirne i gesti, le emozioni.
Il ritratto rispetto ad altri generi fotografici è uno dei più complessi a mio avviso, anche quando si tratta di riportarlo nei lavori commerciali o di moda, perché bisogna rendere sempre giustizia al soggetto, non solo dal punto di vista compositivo, o di resa fotografica, ma anche dal punto di vista umano. Il mio stile è contraddistinto da bellezze non convenzionali, spesso molto giovani, che posano con occhi bassi o chiusi, quasi come a voler estraniarsi dalla realtà che li circonda, spesso c’è questa sensazione di isolamento interiore nelle mie immagini e nei miei modelli/e.


Una delle persone che continua ad ispirarmi moltissimo è il primo fotografo che ha creduto in questo mio percorso, invece come fotografi storici direi la grande Diane Arbus, e i suoi soggetti” freak” strani, consapevoli di essere soggetti fuori dal comune.
Poi Nan Goldin, Paolo Roversi. Invece dal punto di vista della fotografia dei giorni nostri, amo lo stile molto rigoroso e pulito dei Demarchelier e di Giampaolo Sgura, e la decostruzione e la follia di Alessio Bolzoni e Michal Pudelka.

Come approcci le modelle e i modelli per i ritratti?
Sicuramente trovarsi a dover lavorare con una persona che non si è mai vista prima è sempre una novità, una sfida, cerco di essere simpatica, mettendo a propio agio la persona che ho davanti, però senza mai dimenticare la serietà e l’impegno che
serve su un set per la sua riuscita.

Cosa cerchi in una ragazza da fotografare?
Sicuramente come prima cosa voglio trasmettere la bellezza che c’è in ogni persona, al di là dell’aspetto fisico, puntando sull’unicità che tutti ci portiamo dietro. Che sia una modella professionista bellissima o una ragazza comune.
Credo che una delle magie più uniche che può regalarci la fotografia è l’illusione, è il poter raccontare una storia, dei fatti, degli esseri umani, dal proprio punto di vista, creando anche situazioni ed immagini che nella realtà non esistono, ma sono reali solo nella mente del fotografo che le rende realtà per quei pochi secondi nell’atto dello scatto.

Qual è il tuo sogno più grande?
Quello di continuare a fare nella mia vita ciò che mi piace.

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