Flavio Pescatori, classe 1987, è nato ad Anzio e vive a Milano. Laureato in fashion design, è specializzato in fotografia.
Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che può non definirsi tale è un non luogo. I non luoghi sono gli spazi dell’anonimato, sono sia le infrastrutture per il trasporto veloce sia i mezzi stessi di trasporto. Il non luogo è il contrario di dimora, di una residenza, di un luogo nel senso comune del termine. Frutto dell’evoluzione supermoderna, i non luoghi vengono frequentati quotidianamente dalla maggior parte della popolazione, cordoni di persone percorrono ogni giorno gli stessi corridoi, privati della loro identità dal contesto anonimo e standardizzato, ostacolano gli interscambi sociali per soddisfare esigenze pratiche e materiali. Paradossalmente, si conquista l’anonimato solo dopo aver fornito prova della propria identità; solo dopo aver firmato,
in qualche modo, una sorta di contratto, il soggetto diventa oggetto, perdendo le sue caratteristiche personali.
In “safari” i non luoghi vengono vissuti da spettatore, gli scenari enigmatici scorrono come diapositive turistiche di un viaggio intercontinentale. Lo spettatore non viene privato dell’identità, non viene catapultato all’interno dei non luoghi; le fotografie mostrano un approccio critico e distaccato, come se fossimo estranei a questo meccanismo. Testimonianze di fossili e carcasse si alternano all’individuazione di animali autoctoni e selvaggi, privati dell’identità fino al tornello successivo. “Safari” mostra scorci apparentemente anonimi della nostra vita quotidiana e abitudini folcloristiche ad uno spettatore turista, una guida fotografica del nostro sistema culturale rapido e moderno, ma ancora rude e selvaggio.