Alla luce dei fatti avvenuti lo scorso 19 febbraio a Roma, una domanda sorge spontanea: come è possibile che a uno dei gruppi ultras più conosciuti d’Europa venga dato come punto d’incontro pre-partita l’incredibile cornice di piazza delle Canestre, esattamente tra la piazza di Spagna e la scalinata del Pincio a Roma?
Come ha potuto la questura pensare di ammassare migliaia di hooligans ubriachi dentro ad un museo a cielo aperto di inestimabile valore, a due passi da decine di supermercati pieni di alcolici e attività commerciali che già è una conquista se battono uno scontrino?
Per proporre un’analisi dei fatti diversa rispetto al solito rimestio di pareri scontati e giudizi e parrocchiali che vediamo trabordare dai giornali negli ultimi giorni, abbiamo provato a porre queste stesse domande agli hooligans, agli ultras, a chi c’era, dall’una e dall’altra parte, tralasciando di chiedere queste stesse informazioni a chi stava in mezzo e gestiva la piazza, probabilmente unico responsabile di quanto accaduto e dei danni subiti dalla barcaccia.
Abbiamo perciò tentato di contattare entrambe le parti, che, rassicurate dal totale anonimato garantito dal nostro progetto, hanno accettato di darci alcune notizie in vista del ritorno che si terrà oggi a Rotterdam. Prima di proporre le due versioni di quanto accaduto, è sicuramente necessaria una piccola introduzione per presentare i “Rotterdam Hooligans” di cui tanto parlano i giornali nazionali in questi giorni. È sufficiente una breve ricerca in internet per comprendere le dimensioni e la compattezza di una tifoseria storica, conosciuta in tutta Europa per la sua incisività e intransigenza: è infatti dai primi anni novanta che il gruppo Sport Club Feyenoord (d’ora in poi SCF), inizialmente formato di appena 300 elementi, dà il proprio supporto alla squadra locale, facendosi riconoscere ed apprezzare in ambiente ultras per la copiosa presenza in trasferta e l’alta inclinazione agli scontri con le altre tifoserie.
Foto d’archivio dei ragazzi del SCF a Rotterdam.
La loro nascita è praticamente contemporanea alla prima grossa ondata della musica hard core elettronica in Olanda: la maggior parte dei membri del SFC diedero vita a quella che poi sarebbe stata definita la subcultura gabber, contraddistinta dall’aggressività sonora unita a una velocità ritmica quasi inconcepibile per l’epoca.
“La musica hardcore è stata creata a Rotterdam nel 1990: i pionieri sono stati i tifosi del Feyenoord che, con le loro teste rasate, hanno fondato una moda che è poi divenuta uno stile di vita.” (Wikipedia)
In questo video potrete trovare delle suggestive ed evocative immagini dei ragazzi di Rotterdam in movimento, la colonna sonora è appunto del genere musicale nato tra le loro fila.
Con il tempo la ‘Legioen’, ovvero il nome scelto dall’intera curva del Feyenoord, ha visto al suo interno piccole scissioni e cambiamenti, dovuti più al ricambio generazionale che a divergenze ideali o calcistiche: nonostante il luogo comune sui gabber e quanto scritto nei scorsi giorni sui giornali, non vi è effettivamente traccia di alcun tipo di presa di posizione rispetto all’avvicinamento a gruppi neonazisti, anzi, considerata la provenienza del termine gabber dalla parola yiddish – olandese ‘amico’, la politicizzazione del fenomeno è stata sempre considerata negativa quanto marginale; non a caso tra gli spettatori in piazza di Spagna la settimana scorsa c’era anche Paul Elstak, uno tra i primi e più conosciuti dj hardcore olandesi.
I motivi che portarono alla creazioni di diversi gruppi all’interno della curva olandese furono di semplice natura organizzativa: col tempo gli appartenenti all’SFC si trovarono semplicemente ad essere i fratelli maggiori dei neonati gruppi ultras in seno alla curva, di cui tra i più importanti vanno sicuramente citati i RIIIF (Feyenoord third generation Rotterdam), i Vatos Locos Rotterdam e ATF.
Nessuno di questi gruppi ha mai fatto mistero della propria inclinazione alla violenza e del culto dello scontro con le altre tifoserie, arrivando spesso a caricare sul web filmati che li ritraggono durante l’utilizzo di coltelli, mazze e tirapugni. Le armi da fuoco sono chiaramente osteggiate da tutti i gruppi nominati.
Oggi ci siamo messi in contatto con uno dei leader storici della curva di Rotterdam, appartenente agli SCF che, oltre ad averci inviato alcune delle foto scattate da lui a Roma, ci ha proposto la sua versione dei fatti.
Borg, nome ovviamente di fantasia, segue il Feyenoord dai primi anni ’90, ha visto il proprio gruppo scontrarsi e spostarsi per tutta Europa; ora si descrive come un tifoso un po’ attempato, ma mai rinuncerebbe ad una trasferta invitante come Roma: non per la possibilità di incontrare gli ultras avversari (l’unico precedente sportivo tra Roma e Feyenoord risale ad una amichevole del 1929), quanto piuttosto per tenere alta la propria bandiera in campo internazionale e percorrere migliaia di chilometri festeggiando con i propri compagni. Non abbiamo motivo di dubitare sul fatto che le disposizioni date dalla UEFA e dalla società del Feyenoord fossero quelle di incontrarsi a Piazza delle Canestre e lì acquistare i biglietti mancanti, specie considerato che questa versione viene confermata da entrambi i gruppi ultras, sia romani che olandesi.
Borg e gli amici nel loro minibus in partenza per Roma.
Questo è quanto ci ha raccontato Borg:
“siamo arrivati a Piazza delle Canestre, solo del nostro gruppo eravamo in due autobus, più tutti i minibus come quello in cui ho viaggiato io: le autorità locali ci hanno detto che potevamo fare un giro nei dintorni, e allora la maggior parte di noi si è diretta verso piazza di Spagna, perché il resto del centro era militarizzato.
Saremo stati circa 2 – 3000, ma nulla era stato predisposto per il nostro arrivo, nonostante sapessero che eravamo molti. Là non abbiamo trovato servizi igienici, non c’erano cassonetti né alcun tipo di servizio che potesse contenere tutti quegli ultras. La polizia sapeva che la sera prima in Campo de’ Fiori i più giovani tra noi avevano avuti piccoli screzi con i Romani, ma nonostante questo hanno deciso di ammassarci in quella piazza. Certo, il divieto di vendita dell’alcool c’era, ma in tutti i supermercati della zona si poteva comprare qualsiasi cosa, quindi tutti han bevuto molto, alcuni hanno trovato piccole armi leggere da difesa ma niente di davvero pericoloso, dalle immagini si vede, è stata lanciata solo la sporcizia per via della mancanza dei cestini”.
Come si può pensare di impedire a migliaia di ultras ubriachi di festeggiare? Presto la polizia ha iniziato ad innervosirsi, e nel frattempo sono arrivati anche i più giovani, quelli dei FIIIR e altri gruppi. Nessuno voleva scontri con i Romani, ma quando qualcuno di noi ha acceso dei fuochi d’artificio all’interno della fontana del Bernini, la polizia ha subito caricato.
Foto per gentile concessione di Borg.
Certo, è da pazzi accendere dei fuochi dentro a una fontana storica ma lo è ancor di più ammassare migliaia di appartenenti alla Legionen in un luogo tanto delicato e aspettare che si ubriachino. Cosa si aspettavano le autorità locali? Appena la polizia ha caricato noi siamo rimasti compatti, sia i giovani che i vecchi, anche se sapevamo che molti di noi erano bloccati in un’altro punto della città (a ponte Milvio, ndr) e non ci siamo fatti intimidire, la polizia aveva paura e si vedeva chiaramente.
Negli scontri abbiamo avuto dodici accoltellati, ma nessuno di noi è andato in ospedale in Italia e per fortuna nessuno sta molto male. Se i FIIIR non fossero stati bloccati (sempre a ponte Milvio) le cose sarebbero andate diversamente: noi SCF siamo più vecchi, più saggi, loro sono giovani e devono stare davanti in queste situazioni, ma nessuno si è tirato indietro. Noi ne usciamo a testa alta, nulla da rimpiangere. Da anziano spero solo che al ritorno i Romani non passino per 020 (zona di Rotterdam vicina allo stadio controllata dai FIIIR) perché sarebbe inutile altra violenza: tutto questo è stato causato dalle autoritàà italiane e dalla polizia, non c’erano problemi tra i gruppi ultras prima di Roma.
Bisogna considerare anche che Rotterdam sarà blindata, la polizia qua ci conosce bene e sa che potrebbe succedere di tutto, ma certo non verranno picchiati donne e turisti come nelle foto che ho scattato a Roma. Là tutto è sfuggito di mano, il nervosismo della polizia è il motivo principale a mio avviso.
Dall’altra parte c’erano i tifosi locali, tra i quali una nostra fonte che ben conosce le dinamiche della sud dell’olimpico. Questo è quel che ci ha raccontato, rispondendo a due semplici domande: dove era la tifoseria romana e perché è successo quel che sappiamo?
Il clima resta perciò tesissimo, con i supporter giallorossi già in viaggio per Rotterdam e e tifosi del Feyenoord che ieri diplomaticamente hanno stampato la maglia che potete apprezzare qui a fianco. Se si potesse dare un esempio di pessima gestione del patrimonio pubblico e della piazza non si sarebbe potuto fare di meglio e, nonostante il tamtam mediatico abbia tentato di mitigare agli incredibili danni causati corresponsabilmente da questore e società calcistiche, la triste verità è che anche in questo caso la cattiva amministrazione prevale su ogni buon senso.