Pubblichiamo questo servizio scattato lo scorso anno, con immagini che presto torneranno alle cronache visto i continui sbarchi di profughi sulle coste italiane, che diventano tristemente numeri e non più persone durante l’estate. In Italia ci sono centri d’accoglienza sparsi per tutto il paese e in Veneto in particolare ad Eraclea Mare c’è stata grande discussione sulla presenza di profughi siriani. Ecco quello che ha documentato Nika Marchi nel suo racconto.
Le estati di solito le passo nella mia casa di Eraclea Mare,una località litoranea prettamente estiva, che d’inverno si svuota e credo conti 10 residenti in totale, L’anno scorso,a luglio,la tranquilla vita balneare delle famigliole benestanti in vacanza è stata messa a durissima prova,quando in un grande condominio sfitto da anni,sono stati sistemati circa 200 profughi originati dalla grave crisi in Siria.
C’è stato una allarme collettivo della comunità,preoccupatissima per il decoro e la sicurezza dell’intonso paradiso per famiglie,che poco dopo è inesorabilmente sfociato in animate proteste e dimostrazioni. Il condominio dove alloggiavano codesti agitatori della placida vita balneare, è esattamente davanti a casa mia e così decisi di andare a vedere in faccia questi presunti affronti umani alla morale e decenza della rinomatissima Eraclea Mare.
Ero rimasta molto colpita dalla situazione surreale che si era creata, dove famigliole “Mulino Bianco” con figli, nonne, cani, nipoti, materassini, giochi gonfiabili e un impeccabile giardino inglese che vedono esattamente 10 giorni all’anno si vedono costretti a condividere il proprio preziosismo spazio vitale con dei negri nullafacenti di dubbia provenienza.
I pericolossimi “negri” nullafacenti di dubbia provenienza a quanto pare erano circa 200 (invece dei 40 inizialmente pattuiti) erano per la maggior parte ragazzini che non superavano i 25 anni di età.
A parte qualche veterano proveniente dal Nord Africa, il resto erano quasi tutti ragazzi (poco più che teenager) nigeriani cristiani che fuggivano dopo aver perso tutto quanto in patria a causa dell’aumento dei massacri civili rivendicati dagli estremisti islamici di Boko Haram.
Qualche Eritreo, fuggito dalla patria per gli stessi motivi religiosi. Pe un totale di circa 200 anime, quasi tutte sotto i 30 anni,quasi tutti uomini, eccetto 3 donne. Di queste 3 donne ho conosciuto una giovane 18 enne eritrea che scappava con il marito dalle persecuzioni religiose in patria. Entrambi cristiani copti,sempre sorridenti.
Lei aveva sparsi sul corpo vari tatuaggi tradizionali,testimonianti la sua fede. Ma mi colpì soprattutto la croce che aveva tatuata in fronte. Alla fine mi spiegarono che quei tattoo vengono fatti sulle donne, poco prima che si sposino, segnano la vita e la pelle di una persona e servono ad indicare da dove provieni, che per tradizione costa è il luogo dove dovrai venir seppellito.
Sono tornata più volte a fare le foto, la coppia di eritrei furono i primi ad ottenere i documenti per andarsene da lì e costruirsi una nuova vita, chissà dove, chissà come. Non li ho più rivisti. La seconda donna invece era una nigeriana enorme,anche lei da poco 18enne, all’inizio molto diffidente ma poi pure lei rivelò un’indole solare e sorridente. Pure lei con il rosario bianco appeso al collo. Con la terza donna ho avuto modo invece di scambiare solo qualche parola attraverso l’inferriata del suo alloggio, costantemente sorvegliata dal marito, entrambi molto diffidenti ed ostili nei miei confronti.
Il resto era un gruppo di ragazzi nerissimi, vocianti, costantemente sorridenti, che si atteggiava in pose da rapper e appena calava il sole si mettevano a giocare a calcio nel parcheggio sottostante al condominio. Pochissimi in possesso dei documenti, tutti in possesso di un cellulare, loro unico bene. Nonostante capitava che le lacrime rigassero le loro guance quando mi raccontavano la loro storia e magari della famiglia intera massacrata e dispersa, poco dopo tutti tornavano a sorridere.
Mi ha colpito vedere così tante persone sorridenti in così poco spazio.
Alla fine sono andata per fare loro le foto ma in realtà sono loro che hanno voluto farle a me mentre li fotografavo, con i loro telefoni sgangherati. Poco più su dalle terrazze degli italiani pendevano striscioni di protesta.