Dopo un mese passato in Giappone, dove i treni se arrivano in ritardo anche di un minuto diventa una tragedia nazionale, mi ero di fatto dimenticato quanto fosse dissestato il servizio ferroviario italiano.
Trenitalia ha di fatto abbandonati a se stessi milioni di pendolari, incuranti dei ritardi, delle angosce della gente nell’arrivare tardi ad un appuntamento di lavoro e via dicendo. L’unica politica è stata quella del profitto a scapito dell’utente che si è visto aumentare nel giro di qualche anno vertiginosamente i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti. Il tutto non è stato di pari passo con il miglioramento del servizio. Forse vent’anni fa alcune linee andavano più veloci di quanto non accada ora, per quanto concerne i treni regionali. La tecnologia applicata solo ai grandi appalti, all’alta velocità, gli altri, i “poveretti” del servizio regionale abbandonati senza speranza di veder riconosciute le proprie ragioni.
Oggi prendendo un treno da Bologna verso Milano, un regionale della speranza, ho avuto conferma di tutto questo, ovvero che a trenitalia dei pendolari o degli utenti che utilizzano i servizi regionali o regionali veloci non frega proprio nulla.
Non sono servite le lamentele su Twitter e la pronta risposta di trenitalia, al chiedere di poter prendere il primo treno disponibile, anche se fosse stata una freccia. Il regolamento implacabile è che se paghi un regionale prendi un altro regionale, poco importa se trenitalia è la causa del ritardo.
In Germania, dove abito una cosa del genere non sarebbe successa, se il regionale è in ritardo ti fanno prendere il treno più veloce per arrivare a destinazione.
Chi mi chiede perché continuo ad abitare all’estero, trova una ulteriore risposta in questa piccola disavventura, metafora però di un paese che non sa più dove andare a sbattere, in balia delle onde e del proprio malcostume.