Veneto, Italia, Varia umanità Spiagge, ultrà, fascismi e morti ammazzati. La complicità di chi minimizza.

Giusto un anno fa, giusto in questi giorni, veniva assassinato a Fermo Emmanuel Chidi Namdi, nigeriano scampato alla violenza terroristica di Boko Haram, insieme alla moglie Chimiary, ma non a quella dell’ultrà Amedeo Mancini.
[quote_box name=””]

“Sì, li ho insultati perché erano di colore ma pensavo stessero rubando una macchina. Sono fascista? Non sono politicizzato, sono un po’ di destra, un po’ di sinistra, ma i fascisti hanno fatto delle cose buone come le bonifiche. Non volevo ammazzarlo, ma è lui, con l’amico e la moglie che è venuto contro di me. Io ho solo reagito”. (Amedeo Mancini)

“Fascista io? Ma quando mai… Io non sono né di destra, né di sinistra, non ho mai votato né l’una, né l’altra. Le mie idee sono un po’ di destra, un po’ di sinistra. Mussolini era un social-liberale e ha fatto molto per l’Italia”. (Gianni Scarpa)

[/quote_box] [dropcap type=”1″]L[/dropcap]e parole di Mancini, che nel gennaio scorso ha patteggiato una condanna a 4 anni (cadde l’aggravante dei futili motivi, ma restò quella razziale, seppur quasi simbolica in termini di aggravio della pena) assomigliano così tanto a quelle di Gianni Scarpa, il gestore dello stabilimento ‘Punta Canna’ di Sottomarina salito agli onori delle cronache per quel suo regime balneare, fatto di immagini del Duce, robusti cartelloni (“Regole: ordine, pulizia, disciplina, severità”, “difendere la proprietà sparando a vista ad altezza d’uomo, se non ti piace me ne frego!”, “servizio solo per i clienti… altrimenti manganello sui denti”) e comizi via altoparlante che invocano lo sterminio dei tossici e spiegano a centinaia di bagnanti che “la gente maleducata mi fa schifo… a me la gente sporca mi fa schifo… A me la democrazia mi fa schifo… Io sono totalmente antidemocratico e sono per il regime. Ma non potendolo esercitare fuori da casa mia, lo esercito a casa mia. A casa mia si vive in totale regime… qui è casa mia e di conseguenza si vive a regime”.

Sempre in queste ore circola il video di una festa degli ultrà dell’Hellas Verona con il coordinatore Nord Italia di Forza Nuova, Luca Castellin che proclama dal palco: “Chi ha permesso questa festa, chi ha pagato tutto, chi ha fatto da garante ha un nome: Adolf Hitler”. Applausi, urla, bestemmie nerborute e cori: “Siamo una squadra fantastica, fatta a forma di svastica…. Che bello è… Allena Rudolf Hess!”.

Solo folklore? Verona, 1° maggio 2008. Un gruppo di 5 giovanissimi, tutti legati alla Curva Sud del Verona e vicini a movimenti di estrema destra, aggrediscono e tempestano di botte Nicola Tommasoli, giovane designer di 29 anni, che morirà dopo 5 giorni di coma. Tutti colpevoli quelli che vennero ribattezzati come ‘cacciatori di capelloni’, condannati con pene complessive per 44 anni e due mesi. La parte civile del Comune di Verona evidenziò che “all’epoca dei fatti e negli anni immediatamente precedenti e successivi erano accaduti numerosi fatti di violenza di natura ideologica e comunque con lo stesso modus operandi. Le aggressioni avvenivano tutte con modalità improvvise e repentine e scaturivano da futili diverbi. Il Comune, da questa vicenda, ha subito un innegabile danno di immagine. La costituzione di parte civile vuole essere anche un monito perché questi fatti non abbiano a ripetersi”.

Folkloristici, goliardici, patetici, grotteschi. È ampio il repertorio assolutorio di chi continua a puntare l’indice su chi si indigna, tanto per la spiaggia fascista quanto per gli ultrà inneggianti a Hitler. E’ ampia la schiera di chi minimizza ogni episodio di questa serie accusando di liberticidio chi condanna e non invece chi contribuisce a diffondere ovunque, in modo patetico o meno, il seme dell’intolleranza e dell’odio.

Esiste un nesso tra la morte di Emmanuel e quell’ultrà assassino, imbevuto di cultura machista e razzista. Esiste un nesso tra quegli ultrà veronesi che, non da oggi ma da anni, inneggiano a Hitler e quei giovani assassini di Nicola Tommasoli. Esiste un nesso tra chi considera casa sua un’area demaniale nella quale si sente libero di instaurare un regime totalitario balneare e centinaia di bagnanti che si sentono a casa loro nel vivere qualche ora di sole, mare e sogni di pulizia sociale realizzata a colpi di manganello e stermini. Esiste un nesso tra tutti questi fatti ed il permanere, anzi il costante diffondersi, di una cultura discriminatoria e violenta che sa trovare tutti gli alibi (la crisi, gli immigrati…) e sa produrre anche assassini e morti.

Minimizzare significa diventare complici di questo corto circuito. La politica ci mette demagogicamente del suo in questo gioco e anche chi dovrebbe testimoniare ben altri valori, lontani dalle discriminazioni rabbiose, offre un contributo pesante.
Le stesse parole di Matteo Renzi “Aiutiamoli a casa loro”, “invasione”, “disastro etico”, creano una voragine pericolosissima, fanno sprofondare ogni principio umanitario legato all’accoglienza dei profughi ed esaltano le chiusure, le paure, gli egoismi come soluzione al fenomeno.

Minimizzare ed appiattire tutto al livello del folklore significa proteggere, dare spazio e giustificazione a chi sollecita, sogna, desidera i pugni duri. Fino a metterli in pratica. Uccidendo vite e la speranza di una vita civile.

Total
0
Shares
Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Prev
Post-War Resilience in Jaffna, Sri Lanka
Jaffna

Post-War Resilience in Jaffna, Sri Lanka


Gurunagar is a small fishing village in the port of Jaffna, northern Sri Lanka,

Next
A new photography project: Edgelands
Edgelands

A new photography project: Edgelands

These pictures are the product of Babis Kougemitros’ last two-year wandering in

You May Also Like