Windows on the World: Carlo Stanga

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by Chiara Nuzzi

Carlo Stanga is an Italian illustrator. He lives and works between Milan and Berlin.

Web site: www.carlostanga.com

images: courtesy of Carlo Stanga

When did you realize that you wanted to become an illustrator? What pushed you towards this activity?

I have always drawn, since I was a child, in a very enthusiastic way, continuously, almost pedantically. Actually, I did not chose to be an illustrator, I only decided to continue to draw, because this is what I love most, with art and architecture. I consider a great fortune, obviously, having a job that corresponds to something that I love and that I would do in any case. Drawing has always been the leitmotiv of my life. Also the activity as an architect, here in Italy where there are many laces and bureaucratic, not creative constraints, did not stop the creative flair of my free stroke.

What was the first commission or task really relevant for you at a professional and personal level?

First of all, the appreciations of art directors and professionals of the sector were the first real signals and encouragements that confirmed to me it was my way. I say “confirmed” just because I already felt it strongly. It was what I wanted to do and I would have kept on even if I would have had negative confirmations, simply because I felt fine and I felt the need to draw.

Professionally, the commitment that filled me with enthusiasm more than others was maybe that one of the New York Subway, that in 2008 and even more in 2009 gave me the chance to realize two posters which have been showed in every station in NY for many months. This gave to my work the possibility to be seen by an impressive number of citizens, passengers, commuters, people who then wrote me or contacted me to communicate their impressions about my work. It has been a unique experience, rather than for the number of visitors, which was obviously incredible, but for the warmth and the involvement demonstrated.

In which way the place where you live influences your work?

The place definitely influences the way to operate and, using a romantic word, it can favour the so called inspiration. Now that I spend many time of the year in Berlin, I have to say that this metropolis has some unique and stimulating features for my work. The city offers so much from a cultural point of view and, at the same time, it is so civil, democratic, green, quiet and silent to be a very privileged place for who want to live in creative environments. In fact it is not a case that Berlin is the city with a major number of artists and galleries on the planet. Moreover, I really love travelling, and every journey carries a precious seed of a new stimulus, of an original perspective that shows you the world from a new point of view and opens large imaginative horizons.

Often people say me that I have my head in the clouds: I travel a lot with fancy and doing so I find many stimulus in little things without moving physically. Travel with the mind is a great time and money saving!

Which project do you have for the future? Are you working to something in particular?

For the future I have some very interesting projects. For example, I am now starting to realize a new task for the Web, which is the new frontier also for who draws. Moreover, for the first time I am starting to illustrate books for kids. At the same time I enjoy creating graphics and drawings for wall-fabrics that I produce with two partners after the foundation of the very new COBALTI WALLPAPER society. It gives me the possibility to launch my stroke over the paper to overflow on every surface: an elegantly anarchic assault to the interior design.

Which are the artists or the artistic movements that influenced you in developing your personal style?

Strangely, no illustrators influenced me, except the great Saul Steinberg, who anyway is a giant of the 20th century art; he really got the Zeitgeist and he remains an unavoidable person. Anyway, disparate figures influenced me. Figures that I have met along the streets that I run always searching for an unconventional feeling, a feeling that could reveal something hidden under the banality of everyday life. This banality, for example, sadly defines Italy today. So, personalities like Bruno Munari, Italo Calvino, Francis Bacon, David Hockney, Picasso, but also the more ancient witnesses, such as the Cycladic art of the Aegean, the expressions of the pre Inca people or of the Japanese prints have excited me and they have suggested not styles but routes to follow intuitively. The style instead has always been deeply personal and since the first drawings I realized I could already fix recurrent patterns and themes.

If you could talk with three artists/illustrators of the past, who would you like to talk with?

The great artists of the past are always present for me; they live again with their works that inspire all of us and witness a creative energy always alive. As I have said, I often cover a parallel creative word and I like to talk with many artists, also those I have already cited, even though they are not here with us physically. Fortunately, I could collaborate and dialog with Bruno Munari. His teaching and his extraordinary humanity remain indelible.

Carlo Stanga è un illustratore italiano. Vive e lavora tra Milano e Berlino.

Sito web: www.carlostanga.com

immagini: courtesy di Carlo Stanga

Quando si è accorto di voler diventare un illustratore? Cosa l’ha spinta verso questo interesse?

Ho sempre disegnato, fin da piccolissimo, in modo entusiastico, continuo, quasi maniacale. In realtà non ho scelto di fare l’illustratore, semplicemente ho deciso di continuare a disegnare perché è la cosa che amo di più, insieme all’arte e all’architettura. Considero una grande fortuna, naturalmente, avere un lavoro che corrisponda a qualcosa che comunque farei e che amo fare. Disegnare è sempre stato il leitmotiv della mia vita e anche l’attività di architetto, in Italia minata da molti lacci e freni burocratici e anticreativi, non ha fermato l’estro del mio tratto libero.

Qual’è stato il primo incarico/la prima commissione davvero importante per Lei a livello professionale e personale?

Prima di tutto, gli apprezzamenti di art directors e professionisti del settore sono stati i primi veri segnali e incoraggiamenti che mi hanno confermato si trattasse della mia strada. Dico “confermato” perché io lo sentivo già. Era ciò che volevo fare e avrei continuato, anche se avessi avuto riscontri negativi, semplicemente perché stavo bene e sentivo il bisogno di disegnare. Poi, dal punto di vista della professione di illustratore, l’incarico che forse mi ha più entusiasmato è stato quello della Metropolitana di New York che nel 2008 e poi ancora nel 2009 mi ha dato la possibilità di realizzare due posters che sono stati esposti in tutte le stazioni della metropoli americana per molti mesi, con la potenziale visita di un numero davvero impressionante di cittadini, passeggeri, pendolari, persone che poi mi hanno scritto o mi hanno contattato per farmi conoscere le loro impressioni sui miei lavori: un’esperienza unica più che per il numero di visitatori, ovviamente incredibile, per il calore e la partecipazione dimostrati.

In che modo il luogo in cui lavora influenza il Suo lavoro?

Certamente il luogo influenza il modo di lavorare e, per usare un termine romantico, può favorire la cosiddetta ispirazione. Ora che vivo molto tempo all’anno a Berlino, devo dire che questa metropoli ha delle caratteristiche uniche e molto stimolanti per il mio lavoro.  La città offre così tanto dal punto di vista culturale e, nello stesso tempo, è così civile, democratica, verde, tranquilla e silenziosa da essere un luogo davvero privilegiato per chi vuole vivere di ambiti creativi. Non è un caso che sia la città con il maggior numero di artisti e gallerie d’arte del pianeta.

Poi amo molto viaggiare e ogni viaggio porta con sé il seme prezioso di un nuovo stimolo, di una prospettiva inedita che ti mostra il mondo da un nuovo punto di vista e ti apre estesi orizzonti immaginativi.

Comunque mi dicono spesso che ho “la testa fra le nuvole”: viaggio molto con la fantasia e trovo stimoli in molte piccole cose, senza spostarmi fisicamente. Viaggiare con la mente è un bel risparmio di tempo e denaro.

Che progetti ha per il futuro? Sta lavorando a qualcosa in particolare?

Per il futuro ho alcuni progetti molto interessanti. Ad esempio sto iniziando a realizzare un nuovo lavoro per Internet, ormai la nuova frontiera anche per chi disegna. Poi, per la prima volta sto iniziando a illustrare libri per ragazzi. Nello stesso tempo mi sto divertendo a creare grafiche e disegni per tessuti da pareti per interni, che produco, insieme a due soci, dopo aver fondato da pochissimo tempo COBALTI WALLPAPER, una nuova società che mi da la possibilità di lanciare il mio tratto oltre il foglio di carta per tracimare su tutte le superfici. Un assalto elegantemente anarchico all’interior design.

Quali sono gli artisti o movimenti artistici che l’hanno influenzata maggiormente nello sviluppo del suo stile?

Stranamente non mi hanno influenzato molto gli illustratori, a parte il grande Saul Steinberg, che comunque è un gigante dell’arte del XX secolo, uno che davvero ha colto lo Zeitgeist e rimane una figura imprescindibile.

Mi hanno influenzato figure molto eterogenee tra loro, incontrate lungo le strade che ho percorso sempre alla ricerca di un’emozione originale,svelatrice di qualcosa che si nasconde sotto la banalità della vita quotidiana. Una banalità che tristemente caratterizza l’Italia di oggi ad esempio. Così, figure come Bruno Munari, Italo Calvino, Francis Bacon, David Hockney, Picasso, ma anche le testimonianze più arcaiche, dall’arte cicladica dell’Egeo fino alle espressioni dei popoli pre incaici o delle stampe giapponesi, mi hanno di volta in volta emozionato e indicato non veri e proprio stili ma sentieri da seguire intuitivamente. Lo stile invece è stato sempre profondamente mio e fin dai primissimi disegni che realizzavo ne individuavo già motivi ricorrenti.

Se potesse parlare con tre artisti/illustratori del passato, con chi vorrebbe parlare?

I grandi artisti del passato sono per me sempre presenti: rivivono con le loro opere che stimolano tutti noi e testimoniano un’energia creativa sempre viva. Come dicevo percorro spesso un mondo creativo parallelo e con molti artisti, tra quelli già citati, mi piace parlare, anche se non sono più tra noi personalmente. Per fortuna ho potuto collaborare e dialogare con Bruno Munari. Il suo insegnamento e la sua umanità straordinaria rimangono indelebili.

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